Sicurezza stradale, a Varese arriva “Young and road”

L’obiettivo del Progetto è contribuire alla trasformazione dei comportamenti errati che costituiscono la prima causa d’incidente stradale

Lunedì 18 gennaio 2016, in piazza Repubblica a Varese, proseguirà il progetto “Young and Road”, il Giro d’Italia della sicurezza stradale.

Il Progetto “Young and Road” è finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, approvato nell’ambito del Bando di concorso per la sicurezza stradale.

La prima parte del tour si è svolta nei mesi precedenti la pausa natalizia, tra Umbria, Campania, Toscana, Marche, Abruzzo, Basilicata e Puglia.

La seconda parte vedrà coinvolte alcune regioni del centro-nord quali Veneto, Emilia Romagna e Lombardia, passando per le principali piazze e centri scolastici di città come Varese, Bergamo, Bologna, Conegliano, Forlì e Vicenza.

L’obiettivo del Progetto è contribuire alla trasformazione dei comportamenti errati che costituiscono la prima causa d’incidente stradale, implementare la percezione del rischio e la consapevolezza delle norme. Questo al fine di ridurre il numero degli incidenti stradali, dei feriti, dei feriti gravi e dei morti e per trasformare l’insicurezza stradale, che è anche attuale emergenza sociale, in sicurezza e opportunità di conoscenza, condivisione delle norme, libertà responsabile e rispetto di se stessi e degli altri.

Nelle piazze selezionate in accordo con i Comuni viene posizionato il Tir utilizzato per la formazione “Young & Road”. Esso è unico nel suo genere che si trasforma un palco attrezzato. Sul Tir sono montati: un simulatore di ribaltamento auto, un simulatore d’impatto, un maxischermo, una regia audio e video, un gruppo elettrogeno da 25 kw e 6 telecamere che riprendono il comportamento dei formati durante lo svolgimento degli esercizi (simulatore di auto e di ribaltamento).

Un auto che viaggia a soli 50 km/h e che impatta lateralmente contro un’utilitaria sviluppa un’energia cinetica tale da provocare facilmente il ribaltamento dell’auto investita. In caso di ribaltamento, che succede al conducente e ai passeggeri se non indossano le cinture? Qualora fossero legati dalle cinture, qual è la tecnica corretta per liberarsi dalle stesse senza provocare danni alle vertebre cervicali? Se l’auto, per un attimo di distrazione, finisse in un canale laterale ribaltandosi? Tutte queste domande ricevono una risposta grazie al simulatore di ribaltamento. young and road

L’uso del simulatore di ribaltamento prevede diverse prove: simulazione di ribaltamento con guidatore e passeggero-simulazione di ribaltamento con manichini. Il simulatore di impatto è un carrello che scorre su binari grazie ad un motore elettrico e in circa 5 metri di corsa raggiunge la velocità massima di 10 km/h. Arrivato a fine corsa, il carrello si arresta di colpo ed il volontario/spettatore, non agganciato con la cintura di sicurezza, si solleva dal sedile a causa dell’energia cinetica.

Grazie ad una presentazione multimediale condita con musiche, filmati di crash test e semplici spiegazioni, il pubblico presente apprende facilmente concetti complessi quali l’incremento quadratico delle forze fisiche agenti su un corpo in movimento, il funzionamento di airbag e pretensionatori, l’importanza dei seggiolini per i bambini e di quanto sia importante per l’incolumità di chi è alla guida, che il passeggero seduto dietro usi i sistemi di ritenuta.

Un grande maxischermo professionale consente la visione di quanto le telecamere riprendono durante le varie prove e, soprattutto, consente l’utilizzo della multimedialità, punto di forza dell’intero progetto. L’alta qualità degli schermi consente un’ottima visione al pubblico anche in pieno giorno e con luce solare. Le dimostrazioni pratiche, sommate alle divertenti lezioni multimediali sono talmente incisive da convincere anche i più “indisciplinati” all’uso dei sistemi di ritenuta in auto.

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 09 Gennaio 2016
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Perché in ogni slogan o nome dobbiamo usare sempre inglesismi?
    L’italiano fa così schifo?

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