Busto ci ripensa: “Accam può rimanere a Borsano”

La nuova idea per Accam è quella di posticipare la chiusura dei forni al 2021, facendo contemporaneamente i lavori per l'impianto dell'umido. Antonelli: "Questa soluzione permette di riassorbire penali, investimenti e anche i lavoratori"

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Chiusura posticipata al 2021, impianto dell’umido al posto dei forni dell’inceneritore e tutto nella stessa area di quello di oggi. E’ questa la linea che Busto sarebbe intenzionata a seguire per il futuro di Accam e che il sindaco Emanuele Antonelli ha presentato durante un’assemblea pubblica a Borsano.

«Oggi il piano industriale della società prevede la chiusura nel 2025 e questo è stato pensato per spalmare su più anni tutti gli investimenti fatti nel tempo» ha spiegato Antonelli, precisando che «anticipare al 2021 quella data consentirebbe di riassorbire tutto: penali, investimenti e lavoratori». Fino ad oggi, infatti, l’idea di chiudere tutto entro il 31 dicembre 2017 sarebbe stata un salasso per le casse della società e quindi dei comuni che avrebbe dovuto mettere sul piatto qualcosa come 22 milioni di euro. Sarebbe stata proprio questa cifra a spingere molti sindaci a tornare sui propri passi, iniziando a propendere per una dismissione più in là nel tempo. E’ anche per questo che con estrema probabilità la riunione dei soci inizialmente prevista per lunedì prossimo, quella che avrebbe dovuto sancire definitivamente il destino di Accam, verrà rinviata a settembre «per permettere anche ai nuovi sindaci di approfondire le carte», precisa Antonelli.

Se dovesse passare questa nuova linea, comunque, nel frattempo dovranno essere investite molte risorse: 2,5 milioni di euro per i filtri imposti dalle nuove direttive europee sulle emissioni che diverranno obbligatori dal 2018 e poi qualcosa come 12 milioni per la conversione dell’impianto per il trattamento dell’umido. Sarebbe proprio qui la garanzia sul fatto che il 2021 sarà l’ultima data utile per spegnere l’inceneritore, perché immediatamente dopo partirebbe il nuovo capitolo della vita di Accam.

L’ultimo tassello da comporre in questo complesso puzzle rimane quello della location dell’impianto. La scorsa amministrazione aveva ribadito più volte il fatto che quella zona si sarebbe dovuta bonificare e restituire alla città, mentre adesso il nuovo corso di Emanuele Antonelli sarebbe più propenso ad una continuità del sito. Cercare una nuova area sulla quale costruire da zero un impianto, infatti, è un lusso che Accam non si potrebbe permettere e «se i soci stabiliscono la chiusura nel 2021 -mette in chiaro Antonelli- è matematico che non si dovrà cercare una nuova area».

Marco Corso
marco.corso@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Luglio 2016
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