Giallo di Rodero: Nadia uccisa dal cognato
Sviluppo nell’inchiesta sul giallo di Rodero: una persona è stata fermata ed è indagata per l’omicidio di Nadia Arcudi. Si tratta di un cittadino elvetico di 42 anni: è stato fermato al Gaggiolo ed è stato arrestato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere
Sviluppo nell’inchiesta sul giallo di Rodero: una persona è stata fermata ed è indagata per l’omicidio di Nadia Arcudi. Si tratta di Michele Egli, un cittadino elvetico di origini italiane, di 42 anni: l’uomo è stato fermato alla dogana di Gaggiolo ed è stato arrestato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. È il cognato della vittima. Le autorità stanno indagando per capire il movente.
La conferenza stampa congiunta italo/svizzera è partita col doveroso ricordo della donna morta, con un pensiero alla famiglia, ai conoscenti e agli alunni dell’insegnante.
«Un’operazione coordinata tra polizia cantonale, carabinieri italiani e procure: in meno di 48 ore una persona è stata fermata, segno che le forze dell’ordine sanno lavorare e riescono a superare le frontiere», hanno tenuto a sottolineare i rappresentanti delle forze dell’ordine italiani e svizzeri.

È stato trovato sul corpo un braccialetto di un evento sportivo svolto a Lugano un mese fa: da lì sono partite le indagini. La donna è stata trovata in una zona boschiva, vicina ad una specie di discarica abusiva, un posto squallido. I carabinieri di Como coordinati dalla procura della Repubblica di Como hanno effettuato l’attività in un’area impervia, con una roggia che scorre sotto, erba alta: «La donna non aveva documenti, nè telefono, nè giacca, nè scarpe – ha raccontato il maggiore Andrea Ilari, capo del Nucleo Operativo dei carabinieri di Como – . Il corpo era bagnato, in maglietta e jeans, ed è stato trovato col viso rivolto nel terreno».
Il cadavere apparentemente aveva solo piccole abrasioni, dovute al rotolamento e piccole ecchimosi. Subito le indagini si sono concentrate su un’ipotesi di delitto in un luogo chiuso, col corpo poi spostato nel bosco, soprattutto analizzando l’abbigliamento e lo stato della donna, identificata lunedì, grazie all’allarme dato dalla scuola di Stabio dove lavorava la 35enne, che lunedì appunto non si è presentata al lavoro.
Sono stati sentiti i famigliari e altre persone a lei vicine, sono stati effettuati alcuni rilievi scientifici e tecnici ed è stato identificato il presunto responsabile: le forze dell’ordine hanno atteso che questi tornasse in Canton Ticino dall’Italia, dove si trovava per motivi famigliari, per fermarlo nella serata di martedì 18 ottobre: «L’uomo ha fatto alcune parziali ammissioni – ha sottolineato il tenente Marco Zambetti della polizia cantonale – , ma le indagini proseguono per capire le modalità e il movente di questo omicidio».
Per esigenze di indagine, infatti, al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli sul rapporto tra i due e sull’eventuale coinvolgimento di altri soggetti, non escluso dagli investigatori. La conferenza stampa è stata indetta in maniera congiunta all’interno del centro di coordinamento di polizia della dogana di Chiasso con lo scopo di veicolare le informazioni in maniera corretta ed evitare ricostruzioni non aderenti alla realtà.
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