Riondino e Farinone cantano le cronache d’Italia

Venerdì 20 e sabato 21 gennaio il chitarrista varesino affianca il noto attore sul palco dello Zelig nello spettacolo "Triglie, principesse, tronisti  e alpini"

Il chitarrista varesino Claudio Farinone affiancherà l’attore David Riondino nello spettacolo “Triglie, principesse, tronisti  e alpini” sul palco dello Zelig. Sono previste due serate: venerdì 20 e sabato 21 gennaio. I due artisti collaborano da tempo e hanno portato in scena diversi spettacoli, tra cui “Il Bolero come terapia“.

Triglie, principesse, tronisti e alpini” ripercorre le cronache di questo inizio di millennio. Il titolo piuttosto vago, non è un errore ma una scelta di Riondino. «Uno dei problemi più complessi della fine del novecento e dell’inizio del millennio è il titolo da dare agli incontri col pubblico di autori che tendono a saltare di palo in frasca. Che già sarebbe un buon titolo. Più semplice dire che apro il sipario, espongo il banchetto e metto in mostra la mia merce: racconti in versi, canzoni più o meno lunghe e più o meno serie, più o meno autentiche e più o meno parodistiche. Un diario in musica, che fotografa questi primi anni del millennio, nei suoi passaggi più evidenti: diciamo dal Pianto della Fornero (come non farci su un poemetto?) alla enigmatica ascesa di Renzi (che scopriamo essere un Acrostico, ossia un cognome di cinque lettere ognuna delle quali è l’iniziale di una parola ed ecco spiegato il mistero e  chi più ne sa più ne metta). Questi anni di crisi, insomma, raccontati a partire dalle canzoni e dalle storie che ho scritto in occasioni molto diverse, per radio, teatro, giornali più o meno satirici, televisione»..

Lo spettacolo è dunque l’occasione per mettere in fila interventi sparsi, che sono a modo loro una cronaca degli ultimi anni, ma soprattutto sono esercizi sulla canzone e sui molti modi di comporla. «Rimango solidamente cantautore, per quanto discograficamente indisciplinato. Trattasi insomma di cantautore eclettico, che racconta i suoi tempi giocando con le forme della canzone, corta, lunga, sibilata, didattica, epico-narrativa, intra-psichica, animalista, centrifuga, centripeta, e ancor di più. Naturalmente sotto lo sguardo severo di un coro di alpini, invisibile ma vero, che esegue con me due commoventi canzoni d’alta quota. Con la “Q”».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Gennaio 2017
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