Attac: “Manifesti discriminatori: è il risveglio di Saronno”
Le considerazioni dell'associazione Attac Saronno dopo la sentenza del tribunale di Milano sui manifesta della Lega Nord utilizzati nel 2016
Le considerazioni dell’associazione Attac Saronno dopo la sentenza del tribunale di Milano sui manifesta della Lega Nord utilizzati nel 2016:
La sensazione è che l’incubo stia finendo.
Ci eravamo precipitati dentro due estati fa, con il voto poco accorto di 8000 saronnesi, il 30% dell’elettorato locale. Avevano preferito i proclami securitari di Salvini alla prosecuzione di un governo di centrosinistra che – da parte sua – aveva perso pezzi, in termini di persone e contenuti.
Ma quanto aveva colpito era la cappa di silenzio calata sulla Saronno dell'”era Fagioli”. Su entrambi i fronti.
Quello di una amministrazione capace di un immobilismo amministrativo proporzionale al progressivo abbandono dei saronnesi che ne è conseguito: complice il piano regolatore firmato centrosinistra, torna l’edilizia pesante in centro, mentre si privatizzano gli alloggi comunali ad affitto popolare.
Ma anche quello di una società solidale che – a parte rari casi – ha impiegato un po’ a realizzare lo shock.
Oggi il risveglio è cominciato.
Da un anno proseguono incessanti le iniziative, culturali e conviviali, in favore di una società dell’inclusione e dell’accoglienza, contro le parole e le azioni (anche amministrative) dell’esclusione e dell’odio.
La recente sentenza del Tribunale di Milano, che ha condannato la Lega Nord per la discriminazione verso i richiedenti asilo contenuta nei manifesti affissi a in città nella primavera scorsa (“Saronno non vuole i clandestini”) sancisce inequivocabilmente la fine della falsa narrazione sulle migrazioni finora utilizzata dall’amministrazione comunale (di cui la Lega Nord è componente ampiamente maggioritaria) per coprire la sua totale inadeguatezza a governare la nostra città.
Il tema della sicurezza, utilizzato persino per giustificare un provvedimento assurdo e anacronistico come la riapertura al traffico del Centro Storico, non è più spendibile a nessun livello da parte della maggioranza.
La sentenza ha reso palese come vi sia una distorsione della realtà e la volontà di umiliare persone (peraltro indifese per status) nello sbandierare presunti pericoli ai propri concittadini, fornendo peraltro loro un’informazione non veritiera, cosa che un’amministrazione – di qualunque colore politico – dovrebbe avere invece la funzione etica, ancor prima che politica, di garantire.
E’ tempo, allora, che i cittadini e le cittadine saronnesi comincino ad entrare nel merito nelle scelte (e non-scelte) degli attuali governanti, usando la testa più che la pancia.
Cominceremmo a vedere, allora, un Documento Unico di Programmazione copia-incollato dal 2016 (come se la città fosse rimasta la stessa, un anno dopo), che a sua volta era un “copia-incolla” del programma elettorale di Fagioli: ancora si confonde lo slogan politico/ideologico con il ruolo amministrativo.
Cominceremmo a constatare l’assoluta mancanza di volontà di coinvolgere i cittadini nelle scelte amministrative più importanti per la città, attraverso gli strumenti classici della partecipazione, come sta avvenendo nel caso della bonifica sull’area ex-industriale Cantoni di via Miola.
Cominceremmo a verificare la totale assenza (o, peggio, la dannosità) di iniziative locali sul fronte dei problemi quotidiani delle persone: casa, scuola, lavoro, reddito, vivibilità della città, cultura, socialità.
E forse finiremo per risvegliarci da questo incubo e ricominciare a costruire una Saronno accogliente, inclusiva, attenta a tutti i suoi abitanti, a partire dai più provati dalla crisi.
A questo, come Attac Saronno, non abbiamo mai smesso di lavorare, indipendentemente dal colore politico di chi – in questi decenni – ha governato, spesso assai male, come oggi avviene, la nostra città.
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