“Il Ticino non è vietato ai tassisti italiani, solo ai furbetti”

Il capitano Marco Guscio della Gendarmeria Stradale del Canton Ticino spiega quando si verifica il reato di cabotaggio in cui possono incorrere gli autotrasportatori italiani

Avarie

Un capitolo della relazione  annuale della Polizia cantonale, presentata questa mattina a Bellinzona, riguarda in modo specifico un’annosa questione aperta tra Italia e Svizzera in merito al reato di cabotaggio, che riguarda da vicino molte attività di autotrasporto di persone e merci della provincia di Varese.

«Si ha attività di cabotaggio quando un autotrasportatore di altra nazionalità, in questo caso italiana, effettua trasporti di merci o di persone all’interno di uno stato straniero, in questo caso all’interno della Confederazione – spiega il capitano Marco Guscio, Capo del V° Reparto Gendarmeria Stradale della Polizia cantonale -. Per chiarire meglio: se un autotrasportatore italiano viene in Ticino, consegna la sua merce e torna in Italia non c’è nessun reato; allo stesso modo un tassista italiano che carica il suo passeggero in Italia e lo porta in Svizzera e poi rientra nel suo paese non commette reato. Ma l’autotrasportatore italiano non può effettuare carico della merce e servizio di trasporto in territorio svizzero, perché allora incorre nel reato di cabotaggio. E ugualmente il tassista italiano non può caricare il cliente a Lugano e portarlo a Bellinzona, per esemplificare».

Un fenomeno che, secondo quanto riportano i dati della polizia cantonale, è sempre più diffuso in Svizzera: «Sono veicoli prevalentemente italiani adibiti al servizio pubblico non di linea, che creano di fatto una concorrenza sleale nei confronti di taxisti e autisti di minibus svizzeri – aggiunge il capitano Guscio – Ma abbiamo lo stesso problema nei cantoni del Nord, perché gli autotrasporti tedeschi costano la metà di quelli svizzeri».

Non si tratta però di una norma “made in Suisse”: «La stessa normativa che vieta il cabotaggio esiste in Italia, in Francia e in altre nazioni. La differenza è che qui in Svizzera diamo le multe, in Italia ti sequestrano anche il mezzo, e dunque questa pratica è meno diffusa perché il rischio è più alto».

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Aprile 2017
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