A Varese le imprese lavorano per il fisco fino al 1 agosto
Nonostante i proclami le tasse non scendono. E in Europa la piccola impresa italiana è la più tartassata. A dirlo uno studio di Cna nazionale, che fa i “conti in tasca” anche ai varesini
Le piccole imprese italiane sono le più tartassate d’Europa. È quanto emerge dal Quarto Osservatorio permanente sulla tassazione delle piccole e medie imprese in Italia “Comune che vai fisco che trovi” presentato nei giorni scorsi dalla CNA e che, per la prima volta, nella sua rilevazione ha varcato i confini nazionali monitorando le principali capitali europee. Ne esce un raffronto sconfortante, che aiuta a capire e motivare le difficoltà che le nostre imprese incontrano per essere competitive in uno scenario tutto sommato omogeneo come è quello dell’area UE.
Spulciando i dati emersi dallo studio della CNA , che analizza l’andamento della tassazione sulle piccole imprese in 135 città italiane, tra i quali tutti i capoluoghi di provincia e che dall’analisi ricava il calcolo della tassazione complessiva (Total Tax Rate ) e il giorno della liberazione dalle tasse (Tax free day ) avendo a riferimento l’”impresa tipo” italiana, con un laboratorio e un negozio, ricavi per 431mila euro, un impiegato e quattro operai di personale, 50mila euro di reddito, è possibile rilevare che Varese si attesta al 38° posto, con un’incidenza complessiva del 58,9 % e si libera dal peso delle tasse il 2 di agosto. In pratica, gli imprenditori bosini lavorano 215 giorni per saldare il conto con il socio occulto. Più o meno come nel 2015, a conferma che purtroppo le tasse non sono diminuite.
Luca Mambretti (foto sopra), neo presidente di CNA di Varese, getta uno sguardo d’insieme sui dati dell’osservatorio e evidenzia la disparità di trattamento territoriali: «Dai 135 comuni analizzati è emersa una situazione anomala che deriva dal diverso atteggiamento dei comuni stessi nel prelievo soprattutto nella Tari e nell’Irap e che ci porta a concludere che il federalismo fiscale, quando somma il prelievo a quello centrale, genera asimmetrie e diseguaglianze scollegate dalle quantità e della qualità dei servizi ricevuti. Anche se non è facile, è necessario e urgente intervenire per ridurre le tasse sulle piccole e medie imprese italiane, rendendo ad esempio non imponibile l’IMU sugli immobili strumentali, rivedendo le aliquote catastali e ampliando e rafforzando la possibilità di utilizzare l’ACE».
E c’è poco da illudersi anche per il 2017, conclude Mambretti: «A grandi e ripetuti proclami corrispondono pochi e sterili fatti concreti. Se non si vuole capire che la leva fiscale ben utilizzata può essere la chiave di volta per agganciare veramente la ripresa e rilanciare i consumi il nodo fiscale continuerà a pesare come una zavorra sull’economia nazionale».
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