Addio summer festival: la maxifesta chiude prima del tempo e tra le polemiche

Dopo due mesi, gli organizzatori gettano la spugna. La delusione di chi aveva stand all'interno: "Ci rimettiamo noi che abbiamo investito"

gallarate generico

Il Summer Festival di Gallarate – la maxifesta promossa da una società privata e ospitata nella zona industriale di Sciarè – chiude i battenti.
Già questa sera,
martedì 18 luglio, i cancelli di via Danimarca dovrebbero rimanere chiusi.

Non è proprio un fulmine a ciel sereno, la voce era in giro da qualche giorno. Un sospetto reso credibile dai numerosi eventi saltati nelle ultime settimane, dalle scarse presenze registrate e anche da qualche polemica che affiorava tra gli organizzatori, gli standisti, i gruppi musicali, i clienti. La decisione è stata comunicata oggi, martedì 18 luglio, da Luca Pagano, amministratore della Mec srl, anche al sindaco di Gallarate Andrea Cassani, perché c’è anche un versante pubblico della vicenda, visto che il festival doveva generare introiti anche a favore del Comune. «Ho incontrato oggi – spiega il sindaco – l’amministratore della Mec srl che mi ha comunicato in modo ufficioso la decisione di chiudere, attendiamo la comunicazione ufficiale che dovrebbe arrivare nella giornata di domani».

Ad essere arrabbiati sono i diversi partner commerciali: addetti alla ristorazione, ai servizi, ai palchi e alla musica, che si sono impegnati – anche economicamente – per un festival che doveva durare 87 serate e che invece si trova a chiudere dopo una sessantina scarsa (e con le ultime due settimane estremamente sottotono). «Chi ci ha rimesso? Noi standisti, che spendiamo per allestire e pagare» commenta uno dei partner, che ha pagato migliaia di euro. Gli standisti contestano – tra l’altro – la scarsa promozione dell’evento, che pure era inizialmente prevista, oltre alle numerose cancellazioni di eventi che hanno reso progressivamente meno appetibile il festival e hanno creato qualche imbarazzo. Alcuni avevano già mollato, altri sono rimasti fin qui: «Gli standisti sono solo vittime».

Si diceva anche delle cancellazioni di alcuni eventi e concerti nelle ultime settimane, tra cui lo show di Jerry Calà e – ultimissima-  la serata della cover band degli 883. Cancellazioni annunciate – almeno in alcune occasioni – in extremis, con disappunto di chi si recava in posto e scopriva all’ultimo del forfait dell’evento. È successo ad esempio domenica appunto con i “Nient’altro che noi”, la tributo a Max Pezzali e 883: in mancanza di altre indicazioni, la band – che aveva già saputo della cancellazione – si è spinta a segnalare con un commento al post su Facebook che non sarebbe stata presente. Lo spiega Max Minardi, frontman del gruppo musicale, che abbiamo contattato nella giornata di lunedì incuriositi da quel commento di precisazione: «Per tutto il giorno di domenica abbiamo chiesto di togliere il riferimento alla nostra band, non hanno fatto nulla e allora l’abbiamo scritto noi». Un gesto di onestà, secondo la band, nei confronti degli affezionati ma anche di eventuali altri fan di Max Pezzali che rischiavano di presentarsi alla cassa, pagare l’ingresso, per poi scoprire che il concerto era annullato.

Fin qui i rapporti tra privati, tra organizzatori e fornitori di servizi e spettacoli, tra festival e pubblico. Poi c’è anche il versante pubblico, per gli introiti che dovevano arrivare al Comune.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 18 Luglio 2017
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