Hollis, il bomber studia da difensore: “Me lo ha chiesto Caja”

L'ala vuole sfondare in A1 dopo essere stato protagonista in A2 e in Portogallo. «L'attacco? Per ora devo migliorare in retroguardia»

Damian Hollis Pallacanestro Varese

Damian Hollis è forse la scommessa più importante tra quelle fatte nel mercato estivo dalla triade formata da Claudio Coldebella, Toto Bulgheroni e Attilio Caja. Se infatti i vari Wells, Waller e tutto sommato anche Cain (che giocò anni fa in A2) sono un novità per l’Italia, l’ala nata in Florida ha già giocato nel massimo torneo tricolore finendo per scottarsi, in un’annata negativa con la maglia di Cantù (dopo aver dominato la seconda serie a Biella e Brescia).

«Quell’anno a Cantù la situazione era abbastanza al di fuori del mio controllo – spiega il 29enne nato in Florida – Posso dire che rispetto a quel periodo sono maturato molto e questa cosa mi servirà per fare meglio a Varese» spiega nell’appuntamento organizzato dalla società allo store del PalA2a.

Da Hollis i tifosi si aspettano quello che lo ha contraddistinto in passato: un giocatore che prima di tutto è capace di fare canestro, anche perché è opinione comune che questa Openjobmetis abbia pochi punti nelle mani. Per questo la sua risposta sulle richieste arrivate da Attilio Caja per lui, è un po’ spiazzante: «Con il coach abbiamo parlato molto di quanto possa essere importante la mia presenza in difesa. Sia io sia lui pensiamo che questa cosa possa aiutare la squadra a raggiungere un livello superiore, anche se negli anni precedenti le mie caratteristiche sono state più votate all’attacco. Vi dirò anche che fino a questo momento non mi sono preoccupato di come saranno suddivise le responsabilità offensive. Il nostro gioco prevede di muovere molto la palla da un lato all’altro, la squadra è formata da giocatori altruisti... per ora l’importante è costruire una difesa forte». Anche se, a domanda precisa, spiega: «La mia giocata tipo? Non ce n’è una, ma credo di essere bravo a leggere le situazioni che si creano in campo e ad avvantaggiarmi di conseguenza».

Damian Hollis Pallacanestro Varese

Dal punto di vista tattico, Hollis si scambierà spesso il ruolo con l’altra ala titolare, Stan Okoye. «Al giorno d’oggi fare distinzioni tra ala piccola e ala forte diventa un po’ limitante: quel che conta è che nello sviluppo della partita ci sia comunicazione tra di noi per riuscire a eseguire quello che serve in campo. E poi anche i nostri ruoli si integrano nei movimenti del resto della squadra». E a proposito del gruppo, Damian spiega: «Secondo me siamo a un buon punto di preparazione anche se manca ancora un po’ di tempo all’inizio. Dobbiamo continuare a migliorare la comunicazione tra di noi, capire bene quello che ci chiede l’allenatore e così via. Non è ancora tutto perfetto però abbiamo ancora diverse prove, amichevoli e allenamenti per lavorare su questi aspetti e arrivare pronti per l’inizio del campionato».

Sul parquet lo vedremo giocare con un numero nuovo, il 66, mai indossato da nessuno nella storia della società: «Il 6 è importante per la storia della mia famiglia, lo indossava mio papà (Essie, ha giocato un anno ai Pistons e diverse stagioni in Europa, Italia compresa ndr) così ho deciso di lasciare il 96 e raddoppiare il suo numero di maglia».

Chiusura dedicata ad ambiente e tifosi. «All’interno del gruppo e della società vedo la giusta situazione, perché fin dal primo giorno abbiamo dovuto mettere molta energia in ogni aspetto del lavoro. Tra i miei compagni non c’è nessuno che vuole emergere per se stesso ma tutti stanno lavorando per un obiettivo comune. Per quanto riguarda i tifosi, beh: conosco la rivalità con Cantù e anche con Biella, due squadre in cui ho giocato. E so che i supporters biancorossi sono tra i più caldi in Italia: lo scorso anno giocai qui con il Benfica e ricordo il calore messo “contro” di noi. Figuriamoci quando tutto il palazzetto tifa a favore…».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 12 Settembre 2017
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