Imprese, scuole e università allo stesso tavolo per il Cluster Education Day
Obiettivo: creare nuove sinergie e percorsi educativi per i lavoratori del futuro dell'Aerospazio
«Passione, ma anche competenze tecniche e scientifiche apprese durante una formazione che solo un’università e una scuola tecnica a conoscenza delle problematiche che i ragazzi troveranno nel mondo del lavoro possono dare». Questi i consigli di Angelo Vallerani, Presidente del Lombardia Aerospace Cluster, per i ragazzi interessati ad una carriera nel comparto aerospaziale.
«Sono buone le prospettive per i giovani nel nostro settore e come cluster cerchiamo di avvicinarli al mondo del lavoro attraverso percorsi di studi che puntino sull’alta tecnologia». La cornice è quella del Cluster Education Day, l’incontro svoltosi giovedì mattina al Museo Maga di Gallarate, organizzato dal distretto che rappresenta le imprese lombarde del settore, con lo scopo di creare nuove sinergie tra il mondo scolastico e aziendale. Tra gli obiettivi dell’incontro c’era quello di fornire agli studenti presenti un quadro completo ed esaustivo delle possibili vie da intraprendere per diventare un tecnico oppure un ingegnere aerospaziale.
Percorsi a cui si dedicano non solo istituti superiori ed università, ma anche istituzioni come Regione Lombardia: «Stiamo consolidando un sistema in cui sia possibile fare un percorso che dalla formazione professionale, passando per il diploma, arrivi fino agli ITS, quegli Istituti di Istruzione Tecnica Superiore che sono come università professionali in grado di intercettare i nuovi fabbisogni, trasmettendo tutte le potenzialità delle nuove tecnologie e preparare i giovani che le aziende e i centri di ricerca stanno aspettando. Da qui nasce la collaborazione con l’Ufficio Scolastico, le associazioni d’impresa e con i cluster tecnologici per una sinergia che aiuti a creare dei percorsi nuovi per formare i tecnici del futuro», spiega Brunella Reverberi, Dirigente Settore Educativo e Diritto allo studio di Regione Lombardia.
Ma partiamo dall’inizio: come nasce un professionista del comparto aerospace? Anche se si pensa, a volte erroneamente, che un liceo scientifico sia il primo passo obbligatorio per giungere alla qualifica di ingegnere, gli istituti tecnici rappresentano un’alternativa altrettanto valida al percorso classico. E ricca di opportunità da cogliere al volo (sfruttando il gioco di parole), come racconta Anna Scaltritti, Dirigente Scolastico dell’Isis Ponti di Gallarate: «La nostra esperienza con l’alternanza scuola-lavoro è ormai ventennale e di grande rilievo sono, specialmente, le esperienze internazionali: un gruppo di studenti ha svolto un mese di alternanza a Berlino con un progetto Erasmus e un altro ad Aachen (finanziati con i fondi ministeriali). Le ultime sono state tra le esperienze più importanti, perché hanno coinvolto le capacità dei ragazzi a livello globale. Dalle competenze tecniche sul lavoro all’abilità di organizzarsi e vivere in autonomia». Progetti all’estero ma anche e soprattutto in Italia, che coinvolgono attualmente «un centinaio di ragazzi, protagonisti di un percorso che va ben al di là del monte ore minimo previsto dalla norma. I nostri studenti arrivano ad una media di 700 ore (contro le 400 minime richieste) nel triennio e sono circa 750 su 1500 i ragazzi inseriti in percorsi di alternanza», precisa la dirigente.
E dopo la scuola superiore, un proseguimento universitario non è l’unica opzione possibile. Esistono infatti i percorsi di ITS (Istituti Tecnici Superiori), scuole di alta formazione a cui si accede dopo il diploma con percorsi di 2 o 3 anni, progettati per competenze. Veri e propri strumenti per il rilascio di particolari certificazioni per lo svolgimento di mestieri altrettanto particolari. «La nostra realtà – racconta Angelo Candiani, Presidente della Fondazione Mobilità Sostenibile – è nata per una mancanza in provincia di Varese delle competenze di manutenzione, un percorso fatto in Italia tramite le compagnie aeree di bandiera o nel corso della carriera lavorativa. In questo caso, invece, si ha la possibilità di avere una certificazione che ha valore in tutta Europa. In 8 anni, da quando esistono gli ITS, siamo riusciti a completare diversi percorsi: abbiamo diplomato circa 170 ragazzi e abbiamo un esito occupazionale a 6 mesi dalla fine del percorso superiore al 90%. Le figure certificate richieste dalle aziende sono davvero molte: se li contendono letteralmente i nostri ragazzi».
Ma se una scuola tecnica e una certificazione abilitante non fossero ancora sufficienti, università e atenei sono a disposizione per completare la formazione dei tecnici del futuro con le competenze necessarie per trovare occupazione in uno dei settori industriali più tecnologicamente avanzati. Con proposte e soluzioni sempre più finalizzate ad un incontro concreto tra mondo accademico e realtà lavorativa. È questo il caso delle proposte pensate, ad esempio, dal Politecnico di Milano, come spiega Franco Bernelli Zazzera, Docente della facoltà di Ingegneria Aerospaziale: «Tirocini e sportello tesi sono due strumenti che stiamo pensando all’interno del cluster per mettere in contatto diretto studenti e aziende su temi che sono di interesse per imprese ed università, per completare la preparazione dei ragazzi. Si tratta di strumenti che possono permettere agli alunni di stare in azienda per un periodo che va dai 3 ai 6 mesi. Lo studente potrebbe completare gli studi con un’attività pratica o di tipo teorico-formale e scrivere anche la sua tesi di laurea. Quindi si coglie un doppio vantaggio per i futuri ingegneri e per l’azienda che inizia ad entrare in contatto con lo studente in vista di una futura assunzione».
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