Alla Kunsthalle arriva Carlo Dell’Acqua

Nella antica chiesetta contadina l’arte rivive con diversi autori. Ospite di maggio chi si è fatto contagiare dalla decostruzione

Avarie

L’opera di Carlo Dell’Acqua è caratterizzata da un gusto liberatorio e apotropaico per la decostruzione. Senza titolo (oggetto parziale) presentato in questa occasione, si compone di momenti complementari e dialoganti: demolizione, ricostruzione e ricreazione.
La scomposizione di un piatto in ceramica, elemento che rimanda necessariamente alla nutrizione, appare come un atto deliberato di interruzione del vitalismo, una sorta di resa responsabile nei confronti di una realtà ordinata e ingabbiante.
L’atto di ricomporlo, invece, porta in primo piano il rapporto relazionale che si crea tra individuo e oggetto, fin dalle prime fasi della vita di una persona. Così la necessità di ricostruirlo assolve la funzione di ricomporre un’identità e una funzione, ma anche di lavorare ai bordi delle possibilità del campo dialettico della scultura che diventa azione, processo svelato.
Costruire frammenti e poi giustapporli per predisporre un vuoto, che in questo caso è periferia e contorno – un segno spaziale dalle note metafisiche sospeso a mezz’aria – permette a Carlo di rendere manifesta l’attenzione all’elemento materiale e di farci “sentire” la sua forma.

L’AUTORE
Carlo Dell’Acqua, attivo a Milano dove ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Brera. Tra le ultime mostre: “Foreignness / walkabout #1 / incantamento”, Fondazione La Fabbrica del Cioccolato, Torre-Blenio, Svizzera. “L’eco del polipo”, DAVW, Milano. “L’estrema difesa”, Riss(e), Varese. “AndarXporte”, Palazzo Archinto, Milano. “I circoli di Käthe”, Cose cosmiche, Conferenza Passeggiando@SS36. “La fine del nuovo”, Meštrovićev paviljon, Zagabria. “Close-up” ex Carcere Giudiziario, Sant’Agata, Bergamo. “Videoart Yearbook”, Bologna. “Entrée.00”, studio di Gianluca Codeghini, Milano. “Motivi di famiglia”, Villa di Toppo Florio, Buttrio, Udine. “Byob”, Museo Pecci, Milano. “Cose cosmiche”, Galleria Artra, Milano. ”Il pathos delle forme” Galleria Milano, Milano.

COS’E’ KCC
KCC è un “artist-run space” situato in una cappella votiva risalente al XVI – XVII secolo. KCC è una finestra culturale, un luogo che vuole suggerire l’importanza della contingenza, dell’effimero, del momento unico e irripetibile, proponendo la precarietà e la leggerezza come valore.Le opere non sono soltanto ospitate in questo spazio ma entrano a farne parte, diventando una presenza che – subendo la contingenza del tempo – si fa assenza e dimenticanza, o, tuttalpiù, memoria. Realizzate appositamente per questo progetto – che si configura come una sorta “stazione” sperimentale” – vivranno di un loro tempo specifico, più o meno dilatato, potranno anche sovrapporsi una all’altra, alcune opere cambieranno, spariranno, altre si aggiungeranno, in un intreccio e minima stratificazione di senso, dialogando per assonanze o per opposizione a sottolineare differenze e inediti punti di vista.

a cura di Valentina Petter

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Pubblicato il 10 Maggio 2018
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