Nell’aeroporto fantasma, tra storia, lepri e falchi

Battezzato "Campo della promessa" da D'Annunzio, ospitò aerei per trent'anni, poi carri armati. Oggi è un'area naturalistica importante, che convive con le tracce storiche

Il Campo della Promessa

Sembra solo una radura, una delle tante che si aprono durante un’ora e più di cammino. Ma l’occhio attento riconosce subito le tracce dipinte a terra: una gigantesca rosa dei venti, dal diametro di quindici metri, una “bussola” in cemento nel mezzo del bosco.

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LO SPECIALE LONATE POZZOLO

La rosa dei venti è oggi uno dei reperti più visibili e affascinanti del “Campo della promessa”, l’aeroporto militare su cui si volò per quarant’anni, che divenne poi base dell’esercito italiano e oggi è una immensa area naturalistica, dove le testimonianze del passato si confondono con la flora e la fauna della valle del Ticino. 

Il Campo della Promessa
Un particolare della “rosa dei venti”

Dentro al “Campo della promessa” – ceduto dal Demanio al Comune solo negli ultimi anni, e non integralmente – si entra oggi attraverso un varco nella rete in fondo alla lunga via 24 maggio di Lonate Pozzolo, di fianco all’uscita di Lonate della superstrada 336 “della Malpensa” (qui). Fino a pochi anni fa solo un ingresso semi-illegale, oggi un percorso attraversato – se non di frequente – almeno con una certa regolarità, grazie alle visite guidate naturalistiche. «Per arrivare alla Rosa dei venti ci vuole un’ora e più» spiega Walter Girardi, guida naturalistica che spesso accompagna i gruppi e che oggi è anche Coordinatore dell’Ecomuseo della Brughiera e di via Gaggio, il “museo all’aperto” che a Lonate Pozzolo si sta lentamente facendo passare da realtà sulla carta a soggetto operativo.

Il Campo della Promessa

Una volta entrati all’interno dell’enorme ex area militare, allontanatisi rapidamente dal rumore della superstrada, ci si trova in un’area naturalistica enorme e di grande interesse, fatta di boschi e brughiera, con ogni genere di animali selvatici, dalle lepri ai rapaci come il Biancone o il Falco Pecchiaiolo.

Già a poche decine di metri dal varco di accesso sui trovano alcune delle testimonianze storiche più significative. L’aeroporto, nato nel 1918, venne battezzato “Campo della promessa” da D’Annunzio nel 1926 (una copia della lettera è visibile nel “museo all’aperto” lungo la via Gaggio), dotato nella seconda metà degli anni Venti di grandi infrastrutture come il “casermone” e le torri dell’acqua.

Il Campo della Promessa

Nel dopoguerra si pensò di riattivarlo come aeroporto civile, ma poi prevalse Malpensa e così “la Promessa” (come chiamano l’area a Lonate) divenne un’area da esercitazioni per l’Esercito Italiano, che impiegava soprattutto carri armati e grandi cannoni semoventi.

Il Campo della Promessa

Se gli hangar degli aerei sono da tempo scomparsi, ben visibili sono tanti dei magazzini postbellici e anche la grande struttura del”casermone”, dove ancora si riconosce l’atrio dell’ala ufficiali pavimentata, oltre al blocco scale che consentiva di accedere ai piani superiori. In tanti punti si leggono le scritte a graffito dei soldati di leva dei diversi scaglioni, fino agli anni Novanta (periodo delle ultimissime esercitazioni).

Il Campo della Promessa

Non mancano anche altre testimonianze esterne al perimetro del campo: nel bosco di fianco alla “Trattoria Da Lucia” ci sono le case degli ufficiali, che comprendono anche un bunker per le famiglie dei militari dell’Aeronautica.

Il video sui bunker intorno all’aeroporto fantasma, realizzato in collaborazione con Unex Project:

«L’intenzione è arrivare nel tempo a mettere pannelli che illustrino la storia del campo, con le foto storiche» spiega ancora Girardi.

L’idea dell’Ecomuseo – promosso da Comune di Lonate Pozzolo, Comune di Ferno, Comune di Nosate, Proloco Lonate Pozzolo, Sant’Antonino C’è, Consorzio Gora Molinara, Viva Via Gaggio – è tutelare e valorizzare infatti insieme le testimonianze storiche, parte della identità dell’area, e l’ambiente naturale, che presenta volti variabili nei diversi momenti dell’anno. In autunno diventano ad esempio spettacolari le torri idriche del campo, coperte da rampicanti. Verso Nord, poi, la storia prosegue con l’area del Gaggio, che congiunge la storia del Campo della Promessa con quella del primo aeroporto della brughiera, quello di Cascina Malpensa.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 16 Maggio 2018
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