Non cambierei mai il gazebo del Pd con la piattaforma Rousseau

Michelangelo Moffa e Giacomo Fisco, due giovani dem, raccontano come vivono questa fase di ricostruzione del Pd

Festa dell'unità

«Non cambierei mai il gazebo con la piattaforma Rousseau». Giacomo Fisco è un millennial che ha scelto di fare politica in un partito tradizionale. Consigliere comunale a Varese, il giovane dem non è per niente disorientato dopo la brutta sconfitta del Partito democratico alle ultime politiche. Anzi, la sua teoria è lineare: stare sui banchi della minoranza potrebbe aiutare a progettare un’Italia diversa da quella vista in passato e anche da quella che ci viene prospettata da Lega e 5 Stelle. «Fare opposizione puo’ servire a costruire una visione del Paese da qui al 2030 – continua Fisco -. Abbiamo vissuto nell’immediato, nell’istantaneità, ma la speranza va costruita nel lungo periodo partendo dalle piccole comunità proprio come quelle che si formano sotto un gazebo. Io ho fatto due primarie e quell’esperienza è stata entusiasmante. Altro che social network, la partecipazione reale e la valorizzazione delle comunità sono pilastri su cui costruire il Paese del futuro». (foto da sinistra Michelangelo Moffa e Giacomo Fisco)

I millennials sono quelli che «vivono sott’acqua», per usare una metafora del sociologo Mauro Magatti, cioè costretti  ad andarsene dal loro Paese o ad accettare la precarietà eterna che non permette di costruire nulla. «Renzi ha insistito molto sulle politiche attive del lavoro – continua il giovane dem – e quella poteva essere una strada praticabile, se non avesse prevalso il tema dell’efficienza economica su tutto il resto».  Come dire, se formazione, riqualificazione e percorsi di reinserimento nel mercato del lavoro sono vissuti come un costo, allora il rischio di lasciare indietro molti insoddisfatti è alto. E non parliamo solo di lavoratori dipendenti o giovani laureati, ma anche di piccoli artigiani e partite iva.

La globalizzazione, secondo Michelangelo Moffa, segretario cittadino dei Giovani dem, ha cambiato tutto: le fabbriche, la comunicazione e il nostro modo di stare al mondo. «Non è un caso che il Partito democratico non intercetti le fasce degli elettori più giovani- spiega il segretario dei Giovani democratici  – Per costruire una visione nuova del Paese bisogna mettere in comunicazione le diverse generazioni, le singole comunità e stabilire obiettivi comuni».
Una nuova alleanza tra giovani e anziani è possibile solo se non si procede per “rottamazioni“. Questo termine, ideale se parliamo di automobili, diventa un po’ indigesto se applicato alle persone, così indigesto che il Partito democratico ne sta ancora pagando le conseguenze.
«Noi come Giovani democratici stiamo cercando di allargare il più possibile la nostra base – conclude Moffa – naturalmente partendo da valori condivisi. Credo che la situazione che stiamo vivendo consentirà di gestire meglio la ricostruzione del partito».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 25 Maggio 2018
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