Campo sinti, tra famiglie e Comune è muro contro muro

Per l'amministrazione il campo creato dal Comune è abusivo già dal 2008 e i sinti devono andarsene e fare domanda nelle case popolari. Le famiglie contestano e si muoveranno anche sul piano legale. Diana Pavlovic: "Lo stesso Comune riconosceva il campo nel 2013"

Campo sinti

Sul futuro del campo sinti di Gallarate è muro contro muro tra le famiglie e l’amministrazione comunale. Lo si era capito, è stato ribadito: da un lato il sindaco Andrea Cassani, il segretario generale Riccardo Nobile e il vice comandate della polizia locale Giuseppe Martorana, che ribadiscono che la struttura di via Lazzaretto 50 del 2007 è tutta abusiva (e non singole parti). Dall’altra, le famiglie sinti che contestano – e si mobiliteranno sul piano legale – sostenuti anche da una rete di associazioni, come le Acli che hanno curato il progetto di affiancamento scolastico o la “Federazione Rom e Sinti Insieme”, con l’attivista Dijana Pavlovic.

L’incontro è durato un’ora e mezza. L’amministrazione ha spiegato che la “ordinanza con la quale si chiede il ripristino dell’area oggetto di una serie di abusi edilizi” (che in realtà sono più di una, rivolta a diverse famiglie) è “un atto dovuto anche alla luce di recenti sentenze del Consiglio di Stato”.

«Quel campo è stato creato undici anni fa dal Comune, sulla base di un accordo con le famiglie: li piazzarono lì ma senza neppure i servizi igienici, che hanno realizzato loro» contesta Dijana Pavlovic. Era il 2007, appunto, ai tempi dell’amministrazione di centrodestra di Nicola Mucci (qui l’articolo di allora). Inizialmente l’intesa era per un anno, fino a giugno 2008, ed è su questo punto che il Comune si appoggia per dichiarare interamente abusivo l’insediamento di via Lazzaretto. Ben diversa la lettura delle famiglie e di Pavlovic: «Il Comune sostiene che a distanza di un anno è divenuto abusivo, ma secondo il nostro avvocato non c’è stato nessun atto in senso contrario». E anzi, sono gli stessi atti dell’ente a prendere atto del campo: «Nel 2013 anzi furono date autorizzazioni ad Acli per intervenire con un progetto e una struttura (la casetta per i compiti, ora rimossa, ndr)».

Per il resto sindaco e funzionari hanno ribadito che “i Sinti residenti a Gallarate possono in qualsiasi momento recarsi ai Servizi sociali del Comune per la valutazione l’esistenza di soluzioni abitative temporanee o di edilizia economica popolare”. Mentre “per coloro che intendono invece proseguire nello stile di vita ‘nomade’, non vi sarà alcun tipo di soluzione in città: il primo cittadino ha infatti ribadito la ferma intenzione di non creare nuove aree di sosta, peraltro neppure obbligatorie”.

Dijana Pavlovic ha chiesto di rinviare a settembre almeno la procedura di sgombero, per consentire appunto di accedere alle case popolari. E annuncia«Noi abbiamo chiesto al Prefetto un tavolo di mediazione». In parallelo le famiglie si stanno muovendo anche sul piano legale, per ottenere una sospensiva e contestare le ordinanze. “Il rispetto delle regole” invocato da Palazzo Borghi, che anche le famiglie sinti vogliono far valere.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 28 Giugno 2018
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