Da Casablanca a Maccagno, il viaggio di Naima nell’integrazione

Una società multiculturale si costruisce con strumenti adeguati. Il comune di Maccagno dal 2008 ha messo a disposizione le strutture per i corsi organizzati dal Centro provinciale per l’istruzione degli adulti

maccagno varie

Ma che bella foto Naima, lo sai che sei fotogenica! Che belli i fiori: te li hanno donati? Per che cosa? Cosa ti è successo di così importante? Naima Maaroufi vorrebbe raccontare, raccontare la sua storia, ma è troppo emozionata di felicità, di gioia, sta celebrando un traguardo impensato, che neppure i sogni più reconditi potevano concretizzare: ha conseguito il diploma di formatrice interculturale di Lingua Italiana presso l’Università dell’Insubria di Varese. Ha studiato, ha approfondito non solo la conoscenza della lingua italiana, ma ha anche assimilato la cultura del Paese che la ospita, in un percorso di conoscenza essenziale per arrivare a superare un esame multifunzionale, come quello dell’Università, usufruendo delle strutture che il Comune di Maccagno con il suo lungimirante sindaco Fabio Passera ha messo a disposizione per i corsi organizzati dal CPIA – Centro provinciale per l’istruzione degli adulti -.

A Maccagno, presso il Punto d’Incontro inaugurato nell’aprile 2008 all’interno del complesso dell’ex Opificio Puccioni, dove ha sede anche lo splendido Auditorium, si svolgono i corsi base, di cento ore, e avanzato, di ottanta ore, per gli stranieri extracomunitari e rifugiati con status riconosciuto. I corsi, che sono gratuiti, sopravvivono quasi esclusivamente a livello di volontariato sotto la guida appassionata del prof. Emilio Rossi e delle docenti – in  rigoroso ordine alfabetico – Maria Giulia Baiocchi, Laura Brunello e Annalina Molteni.

Attraverso il loro insegnamento gli extracomunitari, che provengono dal Magreb, dal Burkina Faso, dal Mali, dal Congo Brazzaville, dalla Turchia e dall’Ucraina, possono conseguire i livelli A1, A2 e B1. Il livello A2 è indispensabile per ottenere il permesso di soggiorno.

Naima è raggiante, ne ha tutte le ragioni, ha iniziato il suo viaggio da Casablanca, in Marocco, è venuta in Italia, ha frequentato per sette anni i corsi d’italiano per gli stranieri, riuscendo anche «a veicolare messaggi positivi agli stranieri presenti sul nostro territorio, a vincere le loro ritrosie, sollecitandoli a seguire i corsi d’italiano per acquisire strumenti comunicativi per un più agevole inserimento nel contesto sociale in cui vivono» come afferma con visione d’avanguardia Rossi.

Di certo se si vuole l’integrazione occorre seguire, non solo con il volontariato, ma con interventi mirati da parte dello Stato, il progetto di far conoscere lingua e cultura del nostro Paese a chi sceglie, avendone il diritto, di vivere, lavorare, collaborare alla propria crescita sociale e quindi alla crescita del Paese Italia. Dobbiamo arrivare con notevole ritardo a quello che con intelligenza e preveggenza ha attuato l’Olanda? Sì, in Olanda lo stato eroga un prestito agli stranieri di 10.000 euro, che possono anche non essere restituiti se dopo tre anni superano le prove di lingua e cultura nazionale: se non le superano, non solo non ottengono il permesso di soggiorno, ma vengono anche pesantemente multati con versamento all’agenzia del governo che cura l’immigrazione.

Lo scrittore Kader Abdolah, di nascita iraniana, fuggito dall’Iran per la sua posizione conflittuale nei confronti del regime degli ayatollah, ora cittadino olandese, scrive in olandese e afferma: «Le lingue cambiano e, a loro volta, cambiano le cose. L’italiano sta cambiando gli immigrati e tra cinquant’anni renderà gl’immigrati dei veri italiani – citata l’Italia! -. La lingua olandese cambia e ha cambiato me, ha fatto di me un vero cittadino e lo ha fatto con milioni di persone. È la lingua, la cultura che forma i cittadini. E anche la letteratura, che è l’espressione più alta della lingua».

Italiani brava gente: è sicuramente vero, siamo i primi al mondo – oltre che per l’arte, il risparmio, l’imprenditorialità – nel volontariato e di questo, come delle altre primogeniture, dobbiamo essere orgogliosi. Come diceva Montanelli, il grande giornalista, l’italiano sa essere un genio, la genialità fa parte del nostro Dna, anche se talvolta sappiamo essere anche un po’ cialtroni; risolviamo problemi che, all’apparenza potrebbero apparire insuperabili, perciò riusciremo a costituire una società multiculturale, che rappresenti il nostro modello d’interpretare l’esistenza, da brava gente, ecco, disposti a capire, a comprendere gli altri, nella convinzione che sarà la nostra millenaria cultura a rendere omogeneo l’impasto che si sta formando.

Si è molto scritto sulla staffetta italiana 4×400 femminile di atletica trionfatrice ai Giochi del Mediterraneo, interamente composta da atlete di colore, ma questa è la splendida realtà di un Paese che sta cambiando, dove le differenze devono essere individuate fra chi è onesto e chi no, non nel colore di quel sottilissimo strato di epidermide che copre i nostri muscoli, nervi, ossa, oppure nel taglio degli occhi: vero Naima che è così?

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