L’Italia che piace tanto all’MIT

La delegazione di Confindustria Lombardia, Digital Innovation Hub Lombardia e Unione degli Industriali della Provincia di Varese è stata ricevuta al Massachusetts Institute of Technology. "Qui gli studenti e le imprese italiane sono molto apprezzati"

Techmission all'MIT di Boston

Ad accogliere all’MIT di Boston la #TechMission organizzata da Confindustria Lombardia, Digital Innovation Hub Lombardia e Unione degli Industriali della Provincia di Varese, c’è Serenella Sferza, responsabile dei rapporti tra l’MIT e il sistema scolastico ed universitario della nostra Penisola.

Tra il Massachusetts  Institute of Technology e l’Italia ci sono molti punti di contatto. Sono nati lo stesso anno, nel 1861, e sviluppano programmi di partnership come il MISTI (MIT Intenational Science and Technologies Initiatives) con lo scopo di mandare gli studenti del famoso istituto di Boston in giro per il mondo a imparare dagli altri, dai migliori, tra cui c’è anche un bel pezzo del made in Italy. Partnership di ricerca che coinvolgono imprese come Lamborghini che all’MIT collabora con due laboratori uno dedicato ai materiali e l’altro alle batterie. Oppure come quella esistente con la Loccioni multinazionale tascabile delle Marche o la Sissa a Trieste. Una partnership strategica realizzata da uno dei centri per lo sviluppo scientifico e tecnologico più importanti al mondo.

A Boston per studiare all’MIT arrivano talenti da ogni angolo della terra. Non sono molti, circa 12mila, come una piccola università italiana, ma sono i migliori come dimostrano gli oltre 60 Premi Nobel provenienti da quella comunità scientifica  (fonte Treccani). “Qui gli studenti italiani sono molto apprezzati” sottolinea con una punta d’orgoglio Serenella Sferza. La riprova é una gigantografia presente in una delle sale di accesso all’università con al centro la scheda Arduino progettata e realizzata da Massimo Banzi (da Ivrea). Uno dei cantieri più visitati dagli studenti del MIT é quello di Pellestrina dove si trova il Mose, dispositivo per evitare il fenomeno dell’acqua alta a Venezia. Un’opera che molti professori dell’MIT ritengono tra le più geniali invenzioni contemporanee.

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 18 Ottobre 2018
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