Cos’è il trading online?

Trading online è un'espressione anglosassone che significa "negoziazione digitalizzata", ovvero negoziazione telematica di titoli finanziari

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Anche se circa sei milioni di italiani hanno oggi un conto bancario online che offre l’accesso al trading online, non tutti sanno di cosa si tratta e ancor meno lo usano. Trading online è un’espressione anglosassone (ma gli inglesi lo chiamano “online trading”) che significa “negoziazione digitalizzata”, ovvero negoziazione telematica di titoli finanziari.

È un servizio fornito da società finanziare autorizzate da Consob che consiste nel mettere a disposizione dei clienti privati un programma per computer (o piattaforma) che, attraverso la connessione a Internet, permette di visualizzare i titoli presenti su numerosi mercati borsistici italiani ed esteri, e di acquistarli e venderli nel giro di pochi centesimi di secondo. Queste società sono chiamate “broker online” (intermediari digitali) e chiedono una commissione su ogni ordine di acquisto e di vendita inviato in Borsa. I broker possono essere banche e offrire quindi anche servizi bancari come conti remunerati, carte di credito, prestiti, mutui e altro, oppure essere Sim o società estere specializzate nel solo trading online, tra la quali spiccano AvaTrade, Plus500 e Etoro.

Il primo passo

Come iniziare ad investire online in Italia? Prima di aprire un conto di trading sarebbe bene decidere quali obiettivi si vogliono ottenere col trading e quali rischi si è disposti a correre. Guadagnare 50 euro al giorno (che fanno comunque 1.500 “eurini” al mese…) oppure trasformare questa attività in una vera e propria professione? E che capitale si può rischiare di perdere? Per iniziare poche migliaia di euro possono essere già troppo, mentre una volta acquisita una buona tecnica e dimestichezza coi meccanismi di trading è comunque una norma salutare quella di non superare il 10% delle proprie disponibilità liquide.

Chiariti i propri obiettivi e la propria propensione al rischio, il secondo passo è lo studio attraverso libri, corsi di formazione gratuiti e a pagamento, eventi formativi. Il mercato pullula di iniziative didattiche che, con investimenti modesti, consentono di avere un primo contatto con il trading e con chi lo fa da anni e può dare molti consigli utili su quali tipi di strumenti finanziari o di mercati puntare. Un punto di partenza può essere l’Annuario del Trading Online Italiano, che raccoglie in un unico volume tutte le risorse del mercato, dai broker alle piattaforme, dalla formazione agli eventi e molto altro; un altro punto di partenza può essere il sito di Trading Library, libreria online specializzata in testi di analisi tecnica e tecniche di trading online.

Qual è il servizio che fa per me?

La scelta del broker – e quindi del servizio di trading – dipende a questo punto dal tipo di esigenze che si sono individuate. Volere un servizio di trading con tutti i vantaggi del conto corrente bancario o di deposito spinge inevitabilmente verso le banche online; in Italia, accanto alle banche tradizionali che offrono un servizio essenziale di trading via web, vi sono sei banche online specializzate che offrono servizi professionali, ma solo quattro offrono anche servizi bancari (Fineco, Banca Sella-Sella.it, Webank e IW Bank) mentre le altre sono focalizzate soltanto sul trading. Vi sono poi alcune Sim per utenti molto attivi (Directa, in particolare) e una mezza dozzina di broker specializzati nel trading sui cambi o su strumenti particolari noti come CFD (contract for difference). Accanto ad essi, infine, un centinaio di broker esteri (quasi tutti con servizi su Forex e CFD) autorizzati ad operare in Italia ma senza offerte specifiche per gli utenti del nostro Paese e spesso senza nemmeno un sito web in italiano.

Quanto ai costi, i broker applicano commissione fisse (da 2-3 euro a 15 per eseguito a seconda del tipo di attività, dei mercati e delle piattaforme usate), variabili (a partire da circa lo 0,15% sui volumi negoziati) oppure “degressive”, cioè che decrescono con l’aumentare del numero di eseguiti in un dato periodo di tempo.

Guadagnare e perdere

Quando si chiede ai trader di lungo corso qual è l’elemento più difficile da gestire nel trading la risposta che si ottiene è sempre la stessa: se stessi. La psicologia è infatti il pilastro portante dell’attività di negoziazione, ed è strettamente legata a quello che più che un fenomeno è una necessità: la gestione delle perdite. Il trader, infatti, deve studiare tecniche e mercato e arrivare a sviluppare una propria metodologia, cioè deve darsi delle regole.

Per esempio, darsi un obiettivo realistico di guadagno e vendere i titoli posseduti quando questi raggiungono i livelli ipotizzati senza sperare che migliorino ulteriormente, così come darsi un massimo di perdite sostenibili e, una volta toccata quella soglia, non “mediare al ribasso” (cioè acquistare altri titoli a prezzi più bassi per ridurre il prezzo medio di carico, tecnica che incrementa il rischio e può rendere le perdite più ingenti) ma chiudere con disciplina l’operazione.

Accettare le perdite che ci sono e ci saranno sempre, rispettare le regole che ci si è dati, gestire la paura del tracollo e l’eccessivo entusiasmo, dominare la convinzione di avere sempre ragione e insistere in un’azione per convinzioni astratte non supportate da indicazioni tecniche chiare, fanno parte del bagaglio di un trader sano e psicologicamente forte.

Ma quanti soldi servono?

Alcuni broker consentono di aprire conti anche con soli 50 euro. Un buon modo per iniziare e fare pratica, ma con capitali così limitati il trading non può che restare un gioco. Altri broker, poi, offrono una leva finanziaria anche molto alta: si tratta di un meccanismo estremamente rischioso che permette al trader di inviare ordini al mercato con capitali anche decine di volte superiori rispetto a quelli che si hanno realmente.

Per esempio, un trader che abbia un capitale di 1.000 euro, con leva 1:100 può negoziare titoli per 100.000 euro e intascarsi così un guadagno decisamente più alto. Ma attenzione: la leva vale anche sulle perdite, che quindi vengono moltiplicate allo stesso modo. Per utilizzare la leve il trader deve mantenere sul conto un minino (margine) e garantire di rimborsare le perdite in caso di scenario negativo.

Mediamente se i mercati o i singoli titoli azionari si muovono dell’1% è segno che hanno avuto un forte rialzo. Ciò significa che se il trader riesce a essere “dalla parte giusta”, se avrà utilizzato 1.000 euro avrà guadagnato 10 euro correndo comunque un discreto rischio.

Con 10.000 euro il guadagno diventa 100 euro, con 100.000 è di 1.000 euro. Con capitali troppo limitati, quindi, difficilmente si avrà la possibilità di ottenere un guadagno mensile soddisfacente; tuttavia si corrono pochi rischi. Un ulteriore elemento di riflessione in questo senso arriva poi dai fondi di garanzia: in caso di fallimento, le banche rimborsano fino a 100.000 euro, mentre le Sim fino a 20.000 euro.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Gennaio 2019
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