Stato-enti locali: i Comuni piangono

Lo sfogo del sindaco di un piccolo paese della Valcuvia in merito alle finanze locali

soldi

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviata dal sindaco di Brenta Gianpietro Ballardin in merito alla situazione economico/contabile degli enti locali.

In questo periodo si assiste “ad una gara” che vede impegnati molti esponenti
locali della politica nazionale nel magnificare le risorse destinate ai comuni per le opere di messa in sicurezza e di ripresa della possibilità della condizione di spesa.

Di questo intervento i piccoli comuni non possono che essere contenti, ma da una lettura della nota definitiva della legge di bilancio 2019 si evidenziano una serie di preoccupanti misure che incideranno in misura rilevante ed in forma negativa sulla condizione di rapporto tra comuni e cittadini, che Anci ha con una nota puntuale evidenziato, e che di seguito riporto:
L’anticipazione di tesoreria viene ridotta a 4/12 (dai 5/12 costantemente mantenuti negli ultimi anni);
L’intervento per sostenere il pagamento dei debiti pregressi con il contributo di Cassa Depositi e prestiti, prefigurato come una nuova anticipazione di liquidità, in concreto risulta poco efficace alla luce del rimborso entro l’anno e anzi aggiunge un pesantissimo ed inedito giro di vite sanzionatorio (dal 2020) caratterizzato da:
– un meccanismo di mera anticipazione a restituzione ravvicinata (entro l’anno di acquisizione dei fondi), che non fornisce effettivo sollievo aggiuntivo e quindi ben diverso dal percorso di restituzione pluriennale attivato negli scorsi anni con il decreto-legge n. 35 del 2013.
– criteri in base ai quali si determina l’obbligo di ingentissimi accantonamenti (fino al 5% della spesa per beni e servizi intermedi), anche nei casi in cui l’ente locale non ha nessun problema di ritardo nei pagamenti e, nei casi di persistenti problemi, di dimensioni tali da causare di per sé una crisi finanziaria irrimediabile;
il concordato mantenimento al 75% (rispetto all’85% previsto dalla normativa vigente) della percentuale obbligatoria di accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE) si concretizza invece in un aumento all’80%, per di più sottoposto al rispetto di condizioni relative al rispetto dei tempi di pagamento delle fatture commerciali, che rischiano di mettere in maggiori
difficoltà proprio gli enti in condizioni di cassa più critiche. Inoltre, non viene assicurato che la stessa percentuale di accantonamento minimo in previsione sia applicabile anche a consuntivo;
il fondo “IMU-Tasi”, che lo stesso Ministero dell’Economia ha a suo tempo certificato formalmente in almeno 485 milioni di euro viene ulteriormente ridotto a 190 milioni. Inoltre, la norma suscita preoccupazione, in quanto può essere interpretata nel senso di un utilizzo del contributo vincolato
a spese di investimento.

 

Questa lettura sarebbe in evidente contraddizione con lo scopo del contributo che è di ristorare oltre 1.800 Comuni del gettito non più acquisibile con il passaggio dall’IMU alla Tasi avvenuto nel 2014, gettito che non aveva ovviamente alcun vincolo di destinazione.
Non viene presa in considerazione l’esigenza di rientro dal taglio di 564 milioni subito dai Comuni per effetto del decreto 66/2014, che lo stesso decreto limitava nel tempo fino al 2018, mentre crescono gli oneri di parte corrente anche per il rinnovo contrattuale del triennio 2019-21, quantificati in 180 milioni per il solo 2019.
Non viene attivata la promessa ripetizione del riaccertamento straordinario dei residui, utile anche per attutire gli effetti negativi dell’abolizione senza compensazione dei debiti esattoriali 2000-2010 di importo fino a 1.000 euro (art. 4 del “decreto fiscale – dl 119/2018), che riguarda quasi esclusivamente i Comuni e che comporterà un peggioramento degli equilibri finanziari di molti enti.
Nel complesso, quindi, i miglioramenti sul versante della capacità di spesa per investimenti (abolizione vincoli finanziari e contributi) non compensano l’ulteriore stretta di parte corrente che i Comuni dovranno fronteggiare per il 2019, dopo aver contribuito in modo straordinario e sproporzionato al risanamento dei conti pubblici nel recente passato e anzi rischiando di vedere
peggiorata una condizione di bilancio, specie nei comuni virtuosi e attenti in questi anni alla condizione di spesa e di contenimento della tassazione verso i cittadini.
In questa condizione i comuni si vedranno costretti a trovare difficili soluzioni, per mantenere il livello dei servizi attuali, per compensare una situazione di reale e preoccupante taglio nella condizione dei mancati e/o ridotti trasferimenti con la sola prospettiva di un aumento della tassazione in una condizione che rischia di peggiorare il rapporto tra istituzioni locali e cittadini.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Gennaio 2019
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