Richetti apre il confronto per le primarie: “Oggi ci sono pericoli per la democrazia”
Con la visita dell'esponente dem, che al confronto per la nuova segreteria nazionale del partito partecipa sostenendo la mozione di Maurizio Martina, il partito ha cominciato a riflettere in vista delle elezioni interne del 3 marzo
«Quanto ancora dobbiamo aspettare per lanciare un allarme per la democrazia?». La sfida per le primarie del Partito Democratico è partita anche a Varese. Con la visita di Matteo Richetti, che al confronto per la nuova segreteria nazionale del partito partecipa sostenendo la mozione di Maurizio Martina, all’istituto De Filippi il partito dei Dem ha cominciato a riflettere sul proprio significato in vista delle elezioni interne del 3 marzo.
Ed è proprio Richetti a lanciare quella che descrive come una vera preoccupazione per il futuro del nostro paese. «Si sminuisce il problema ma io sono preoccupato – ha raccontato Richetti -. Ci sono le interferenze russe, movimenti che in Francia assaltano gli edifici pubblici, quando possiamo suonare un campanello di allarme per il pericolo che sta vivendo la democrazia? Provate a pensare ai gilet gialli e al sostegno pubblico che gli ha dato il nostro viceministro, cosa sarebbe accaduto se fosse successo a noi? Pensiamo ad un gruppo di cittadini italiani che assaltano un nostro ministero e il vicepresidente francese che dà loro il proprio sostegno, ma come avremmo reagito?».
Secondo Richetti anche nelle dinamiche di casa nostra ci sono segni pericolosi: «mi riferisco alle bandiere russe ai comizi di Salvini, alla schedatura dei medici sulla base del proprio voto, alla legge più importante del nostro paese, quella di bilancio, che non viene discussa in nessuna sua parte dal Parlamento ma decisa dal Governo.Ci stanno portando via il funzionamento democratico del nostro paese».
Tra i tanti temi toccati dall’esponente Dem anche le critiche all’impostazione economica scelta dal Governo e le sfide che attendono l’Italia. «Ogni aspetto a partire da quello del lavoro e della produzione è governato da una trasformazione radicale delle dinamiche e delle competenze necessarie. La sinistra tornerà a vincere le elezioni quando saprà tornare a conoscere, comprendere e rappresentare le istanze. Noi abbiamo cominciato a perdere quando non ci siamo più chiesti cosa stava succedendo nella porta di fianco. Dobbiamo tornare ad ascoltare e comprendere».
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