Quei giovani varesini che fecero l’Italia unita
Nel 170° anniversario della Repubblica romana, l'associazione mazziniana “Giovanni Bertolè Viale“ ha ricordato la figura di Francesco Daverio
Aveva appena compiuto 34 anni, Francesco Daverio (1815-1849), quando morì accanto a Goffredo Mameli, Luciano Manara, Emilio Morosini ed Enrico Dandolo nella battaglia sul Gianicolo, per difendere Roma e l’ideale di un’Italia unita, libera e indipendente. Nel 170° anniversario della Repubblica romana, l’associazione mazziniana “Giovanni Bertolè Viale“ ha deposto un mazzo di fiori accanto al suo busto durante una cerimonia di commemorazione che si è tenuta all’istituto tecnico che porta il nome del patriota varesino. Alla commemorazione, oltre ai vertici dell’associazione, hanno partecipato gli studenti, la dirigente scolastica Nicoletta Pizzato e l’assessore comunale Rossella Dimaggio. La professoressa Ivana Pederzani, dell’università Cattolica di Milano, ha fatto la ricostruzione storica di quel periodo, partendo proprio dal contributo che diedero i patrioti varesini alle future sorti del Paese.
Francesco Daverio, che era nato a Calcinate del Pesce, faceva parte di un gruppo di giovani professionisti, per lo più medici, avvocati e ingegneri, che si erano politicizzati durante gli studi universitari. «Daverio arriva a Pavia nel 1834 – ha spiegato Ivana Pederzani – e qui si laurea in scienze matematiche. A Pavia, che quarant’anni prima era stata la culla del giacobinismo, si formeranno tutti i mazziniani più importanti».
In quegli anni ci sono già le prime retate degli austriaci contro gli affiliati alla Giovane Italia. Nel 1839 Daverio per perfezionare i suoi studi si trasferisce a Milano dove frequenta gli ambienti che alimentano e sostengono il pensiero mazziniano e partecipa alle Cinque giornate di Milano. Tra i giovani patrioti come Daverio inizia ad affermarsi un sentimento di italianità che va ben oltre gli schieramenti politici. «A difendere Milano – continua la storica – accorrono oltre ai mazziniani, come i fratelli Mozzoni, anche i cattolici e i monarchici tra i quali ci sono i fratelli Dandolo e Carlo Carcano. La difesa di Milano assume dunque un significato nuovo, cioè di indipendenza e liberazione dal dominio straniero».
Nelle vicende della Repubblica romana la figura di Daverio, che aveva il ruolo di capo di stato maggiore, fu importante perché la sua posizione, rispetto a un appoggio dei Savoia, era “possibilista“, mentre i mazziniani erano da sempre contrari alla guerra regia. «Mazzini era per una guerra di popolo, almeno all’inizio, nella prima guerra d’indipendenza – conclude Pederzani – ma fu proprio l’azione mediatrice di Daverio a convincerlo della necessità di quella apertura».
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