Marcora in campo a New York, sognando “quota 100”

Il bustocco giocherà le qualificazioni per gli US Open: «Sul cemento mi trovo bene, voglio arrivare più in alto possibile nel ranking e avvicinarmi alla centesima posizione»

roberto marcora tennis

È una settimana di Ferragosto particolare quella di Roberto Marcora, il più quotato tennista della nostra provincia che è prossimo ai trent’anni – li compirà il 30 agosto – si trova infatti a New York con un obiettivo ben preciso: partecipare alle qualificazioni degli US Open (è uno dei 12 italiani ammessi a questa fase che precede il torneo) e, perché no, provare a coronare il sogno di scendere in campo in uno Slam, anche se non sarà semplice.

«Di sicuro, sono qui per provarci – racconta Marcora a VareseNews – Ho tanta voglia di misurarmi a questo livello, manco a New York da cinque anni ed essere su questi campi mi dà una grande emozione. È un sogno che si avvera».
Il giocatore bustocco, in questa stagione, ha già all’attivo un match nelle qualificazioni del Roland Garros e di Wimbledon (battuto al primo turno, rispettivamente, dallo svedese Ymer e dal brasiliano Monteiro, entrambi meglio posizionati nel ranking) ed risalito fino alla posizione 182 della classifica mondiale, vicinissimo al suo miglior risultato di sempre, il 178 toccato nell’aprile 2015. (in alto: Marcora in finale a Bergamo / foto: A. Milesi-Bergamochallenger)

Una risalita importante per un giocatore rimasto fermo a lungo a causa di un serio infortunio alla spalla, per questo sceso addirittura alla posizione 852 del ranking nel luglio di due anni fa. Da lì in poi però, Roberto è tornato a crescere: dopo 11 tornei vinti nel circuito Futures (il “terzo livello” del tennis mondiale), il tennista bustocco è diventato protagonista in pianta stabile nei tornei Challenger (il “secondo livello”), centrando ben tre finali in questa stagione. A febbraio ha disputato quelle di Budapest e Bergamo, a luglio quella di Recanati

roberto marcora tennis 2019

Finali perse, va detto, un dispiacere che tuttavia Marcora non vede come un dramma. «Di sicuro spiace non aver vinto un torneo tra i Challenger fino a oggi, anche se ci sono arrivato vicino in diverse occasioni. Certo, avrei preferito conquistare un trofeo, ma non ho vissuto quelle partite come un’ossessione. Gli obiettivi principali sono altri: anzitutto superare il mio miglior ranking, ma soprattutto salire il più possibile in classifica. Diventare il 176 o il 172 non mi cambia nulla: io vorrei arrivare a ridosso della centesima posizione e magari, prima o poi, riuscire a superarla. L’obiettivo vero è quello, oltre naturalmente a disputare almeno una partita di un Grande Slam».

Agli US Open, come noto, si gioca sul cemento, una superficie amica di Marcora: «È la mia preferita: in passato ho vinto alcuni Futures e soprattutto è la superficie sulla quale ho centrato le tre finali nei Challenger di quest’anno. Vedremo se sarà mia alleata anche a New York». Roberto, però, dovrà innanzitutto ritrovare il ritmo partita visto che è fermo – a livello di gare ufficiali – da fine luglio: «Ho sofferto per un leggero stiramento all’addominale obliquo, un fastidio che dovrebbe essere ormai alle spalle. Fino a qui il 2019 è stato un bell’anno e voglio proseguire così, con un finale di stagione importante. Andrò ai Challenger di Cassis (in Francia) e Istanbul e poi alle qualificazioni di San Pietroburgo che è un torneo ATP. Ma intanto, lunedì (19 agosto ndr) sarà tempo di US Open».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Agosto 2019
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