Formidabili quegli anni, ma sui diritti dei lavoratori c’è ancora molto da fare

Venerdì 20 settembre alle ore 16 alle Sale Nicolini verrà inaugurata la mostra “Le lotte del movimento sindacale varesino” organizzata dalla Cgil in occasione dei 50 anni dello Statuto dei lavoratori. Colombo: «Continuiamo ad impegnarci perché il lavoro sia dignitoso e tutelato, perché i diritti siano diffusi ovunque, dalle grandi alle piccole realtà produttive»

sindacato

Quando si parla di mostre, soprattutto se riguardano periodi storici particolari, si pensa che lo sguardo degli organizzatori sia sempre rivolto al passato. Nel caso di quella che sarà inaugurata venerdì 20 settembre alle ore 16 alle Sale Nicolini di Varese dal titolo “Le lotte del movimento sindacale varesino”, lo sguardo della Cgil di Varese è ben rivolto al presente.

I 18 pannelli della mostra con immagini e documenti d’epoca, oltre ad un video con filmati e testimonianze, ripropongono la stagione dell’autunno caldo varesino che caratterizzò il 1969 e le lotte sindacali che portarono un anno dopo allo Statuto dei lavoratori. Gli oltre seicento morti sul lavoro nei primi 8 mesi dell’anno ci ricordano però che alcune conquiste sindacali, come il diritto alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, il diritto allo studio, la parità di genere, non sono conquiste che si fanno una volta per tutte, ma continuano a essere obiettivi reali, ben radicati soprattutto in questo presente digitale, dove i confini del lavoro e dei diritti sono sempre più sfumati e messi in discussione.

«La Cgil è la prima in Italia a fare una mostra di questo genere – spiega con un certo orgoglio il segretario provinciale Umberto Colombo – Non nascondo che per noi è stata una sfida – Abbiamo coinvolto protagonisti e testimoni, sono stati raccolte immagini e documenti, e ridato volti e voci a quella stagione di lotte nella provincia di Varese. Stiamo contattando le scuole per portare i ragazzi a vederla e organizzare visite guidate».

La mostra è stata realizzata in collaborazione con l’archivio di Stato di Varese. Un duro lavoro di scelta , vista la mole di documenti, foto e testimonianze, a cui ha contribuito con la sua grande esperienza il direttore Claudio Critelli. «È stato difficile scegliere – sottolinea Critelli – perché i collegamenti tra quelle lotte sindacali e il territorio erano moltissimi e tutti meritevoli di interesse a partire da quelle che avevano come protagoniste le donne che lavoravano nel settore tessile. Ci sono documenti straordinari che dimostrano quanto Varese, dal punto di vista delle rivendicazione dei diritti, fosse una vera avanguardia».

Tra le lotte più importanti c’era quella per il diritto allo studio, le famose 150 ore che spettavano ai lavoratori per completare la scuola dell’obbligo e non solo. Varese era considerata una realtà importante sia per la qualità dei corsi che per l’impegno del sindacato nel sostenere questo percorso. Le  dispense usate dai lavoratori a Varese venivano adottate anche nel resto d’Italia e spesso nella contrattazione collettiva nazionale si trovavano le tracce evidenti di quella esperienza.

Le 150 ore a Varese rappresentarono una scuola straordinaria in tutti i sensi e la riprova è il fatto che molti dirigenti sindacali arrivavano proprio da lì. Le 150 ore erano dunque uno strumento anche per coloro che provenivano dai ceti più abbienti e sceglievano di mettersi al servizio dei lavoratori, come nel caso di Mario Agostinelli, scienziato del Cnr che poi diverrà segretario regionale della Cgil.

«Siamo consapevoli – aggiunge il segretario Colombo – che tanto resta da fare a 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori. Continuiamo ad impegnarci perché il lavoro sia dignitoso e tutelato, perché i diritti siano diffusi ovunque, dalle grandi alle piccole realtà produttive, che la nostra Carta dei Diritti Universali del Lavoro sia sostenuta con forza. La Cgil di Varese continua la battaglia perché il lavoro resti al centro dell’attenzione e del dibattito politico anche sul nostro territorio».

All’inaugurazione ci sarà anche un momento musicale con l’intervento di Renato Franchi, per molti anni responsabile del dipartimento sicurezza della Cgil di Varese e apprezzato cantore delle lotte popolari per l’emancipazione. «Alcune canzoni, a partire da “Bella ciao”, che è una canzone dedicata alle mondine al lavoro nelle risaie e non alla Resistenza – conclude Franchi – sono parte integrante di questo racconto».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 19 Settembre 2019
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