La rinascita immobiliare di Varese potrebbe partire dall’ex Aermacchi
Dino Vanetti , nella sua duplice veste di vicepresidente di Fimaa e operatore di Novintermedia, analizza un settore che è in piena stagnazione: «Vendere a 500 euro al metro quadro è pura follia»

«Finché non si vedono gru all’orizzonte, difficilmente il mercato immobiliare a Varese si riprenderà. Il nuovo trascina anche il vecchio». La visione di Dino Vanetti , nella sua duplice veste di vicepresidente di Fimaa e operatore di Novintermedia, con un’esperienza alle spalle di oltre 40 anni, è quella di un grande esperto di un settore che in provincia di Varese sta vivendo una fase di stagnazione.
La novità di portare la borsa immobiliare varesina all’interno della fiera della Schiranna per Vanetti è stata una scelta con i suoi pro e i suoi contro. «La brillante intuizione è del segretario generale della Camera di Commercio, Mauro Temperelli – racconta il vicepresidente di Fimaa – che ha portato in fiera oltre 60 mila visitatori. L’ho sostenuta come sperimentazione e riconosco che ci ha dato moltissima visibilità ma credo che in questo momento delicato il nostro mercato immobiliare abbia bisogno di una fiera dedicata».
Quello varesino è un mercato medio-basso, caratterizzato da immobili vecchi con valori che non crescono. «Sono i nuovi cantieri che trainano il mercato verso l’alto – spiega Vanetti – mentre noi in questa fase ci confrontiamo con il mercato delle aste giudiziarie che non mi soddisfa per niente, né sul piano commerciale e men che meno su quello etico. La città è stata praticamente ferma per vent’anni e ora ha bisogno di una nuova progettualità. Il rilancio potrebbe partire dalla riqualificazione dell’ex area Aermacchi. Nel frattempo noi vendiamo immobili a 500 euro al metro, una vera follia».
Il problema non riguarda dunque un singolo progetto ma il sistema immobiliare della provincia nel suo complesso che non sembra in grado innovare e rinnovare un patrimonio immobiliare che definire vecchio è un eufemismo. Nemmeno l’annuncio della ripresa di un progetto notevole come quello dei Giardini sospesi di Masnago, grazie all’intervento di un fondo londinese specializzato nell’acquisizione di Npl (non performing loans), ovvero di crediti deteriorati dalle banche, fa scattare l’entusiasmo. «Era un progetto innovativo e all’avanguardia – sottolinea Vanetti – ma come direbbero gli americani era sbagliata la logistica. Vogliamo parlare del nuovo palazzo di viale Valganna? Un immobile bellissimo in un contesto sbagliato. Le cose che contano sono tre: location, location e location».
Un tempo il giornalista Indro Montanelli diceva che possedere una villa a Varese era come avere un palco alla Scala e i milanesi non si facevano pregare per colonizzare le Prealpi varesine, in particolare l’area che andava da Sant’Ambrogio al Sacro Monte. «Dobbiamo riprendere quel rapporto – conclude Vanetti – a partire dai collegamenti che vanno potenziati. A Milano un immobile si vende nel giro di due o tre giorni e un professionista difficilmente sceglierà la nostra provincia. Preferirà pagare 600mila euro per un appartamento di 90 metri quadri nella metropoli, piuttosto che pagarne molto meno della metà per una villa di 400 metri quadri con giardino a Varese. Dobbiamo recuperare attrattività a partire dalle infrastrutture di collegamento, mentre noi ci presentiamo con un’autostrada che arriva nel centro della città».
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