La sacrestia diventa a scuola di mosaico
Roberto Corradini, artista milanese ha realizzato il suo sogno: insegnare questa tecnica ai ragazzi brasiliani per dare loro una speranza
Tra qualche giorno prenderà l’aereo per la sua Salvador de Bahia dove incontrerà amici che l’hanno accompagnato in questo viaggio nel tempo, nello spazio e soprattutto nelle vite di tante persone incontrate sotto l’ombrello dell’arte.
La storia di Roberto Corradini, classe 1942, milanese che si è trasferito nella verde Valcuvia nel 2017 potrebbe cominciare da qui, dalla sacristia della chiesa di Sant’Anna risistemata dai richiedenti asilo qualche anno fa, oggi trasformata da deposito a luogo di cultura: il rumore che si sente sopratutto nella stagione estiva è quello del silenzio, intervallato dal canto degli uccelli e delle tenaglie che frantumano piastrelle di ogni colore: sono materia grezza per i mosaici realizzati con la tecnica dell’opus incertum (pezzi non precisi come nel mosaico bizantino).
La vera materia prima per queste opere che qui vengono create in una vera e propria scuola consiste invece nella fantasia che ci vuole per comporli, questi disegni di mille fattezze: là un gatto, qui un lago del Trentino con un orso che vi si specchia e laggiù, incompiuto, il Duomo di Milano: «Sono anni che ci lavoro, al Duomo della mia Milano, prima o poi lo finirò», racconta l’artista dietro un paio di occhiali neri e con addosso un lungo grembiule blu col quale sta lavorando.
Ancora pochi giorni e tornerà in Brasile con l’idea di continuare la sua attività di formazione di artisti per una tecnica – quella del mosaico – «che in Sud America è molto più apprezzata che a casa nostra». Eccolo qui l’obiettivo di Corradini: formare persone del posto capaci poi di avviarsi verso un percorso artistico e di auto sufficienza economica, ragazzi avviati ad una professione che può cambiar loro la vita.

Tutto ha inizio dopo decenni come interior designer a Milano, formazione a Brera nell’accademia degli artefici, negozio in corso Garibaldi, una vita di lavoro e poi per questioni personali il salto verso il Brasile dove ha vissuto per vent’anni: San Paolo, Tocantins, dal 2003 a Salvador de Bahia dove ha conosciuto un missionario che gli commissionò la decorazione di una chiesa.
Fu il principio di un percorso virtuoso che permise di dare vita ad una scuola di mosaico. Ora il progetto passa attraverso due associazioni, una in Brasile, l’altra in Italia, dove vengono raccolti fondi per sostenere la prima. E qui si arriva a Cuveglio dove la sensibilità dell’amministrazione comunale («fu Giorgio Piccolo a darmi una grossa mano, ma anche il nuovo corso è molto sensibile a questa tematica») ha consentito di realizzare una scuola di mosaico nei locali della sacristia della chiesa di Sant’Anna: siamo nella zona alta del paese, al principio della strada che porta a Duno proprio in uno dei versanti che sovrastano la valle scavata dal torrente Gottardo.

Gli allievi pagano il corso che serve per comprare piastrelle nuove e che arrivano soprattutto dalla zona di Lecco, e una volta completate le opere queste verranno comprate dall’artista in erba, che così finanzierà l’associazione. «In Brasile trovo grande apertura verso questa attività e non è la prima volta che a fronte di opere da realizzare in Italia, arrivano anche artisti sudamericani ad assistermi».
Un percorso virtuoso, insomma, che ha le radici a casa nostra. Nel frattempo i locali abbandonati di un luogo di grande importanza culturale tornano a vivere: la Via Crucis che accompagna il breve e irto viaggio lungo la scalinata che porta al sagrato della chiesa è stata anni fa restaurata grazia al lavoro di alcuni detenuti inseriti in un progetto di riqualificazione artistica, ora questo progetto di scuola di mosaico continua a far vivere di luce propria questo posto nascosto nella valle.
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