Ridurre il disagio di chi è in difficoltà aumenta la sicurezza di tutti
Margherita Silvestrini, ex assessore ai servizi sociali, interviene nel dibattito innescato dallo sgombero, da una struttura fatiscente, di un gruppo di senzatetto con problemi di dipendenze
L’intervento di Margherita Silvestrini, consigliere comunale di minoranza (Pd) di Gallarate ed ex assessore ai servizi sociali, nel dibattito su povertà e disagio seguito allo sgombero dell’edificio occupato da alcuni senzatetto nei dintorni dell’ospedale
Gentile Direttore
da tempo il nostro Paese, le nostre città, sono alle prese con il tema spinoso delle nuove povertà. Nuove non perché “più recenti”, ma perché sono il frutto avvelenato dell’accelerazione dei cambiamenti nella storia contemporanea: nel mondo del lavoro, che espelle più di quanto assorba, nella società, che accoglie o respinge in base a cliché, nella politica (in una certa politica, per dire meglio) che non pone sufficienti argini agli istinti di intolleranza, rancore, chiusura.
Quando i governi nazionali o le amministrazioni locali fronteggiano situazioni del tutto nuove con strumenti obsoleti il fallimento è pressoché certo.
Le nuove povertà e le situazioni inedite esigono da parte degli amministratori un supplemento di intelligenza, ovvero la capacità di guardare i fenomeni in profondità, per capirli e per gestirli in modo efficace.
E’ una sfida importante, che richiede approcci e strumenti nuovi. La Casa di Francesco a Gallarate è nata proprio su queste basi, prestare attenzione alle situazioni di disagio e prendersi cura delle persone in difficoltà per costruire una comunità più coesa e quindi più sicura. Come ho già avuto occasione di dire, infatti, ridurre il disagio di alcuni significa aumentare la sicurezza di tutti.
E quando si lavora per ripristinare la legalità è opportuno predisporre adeguati piani di soluzioni alternative, perché non sempre il giusto coincide con il bene: il giusto pareggia, il bene amplifica. Credo che la nostra città di Gallarate, i suoi Amministratori abbiano quasi il dovere di custodire il lascito morale di un passato ricco di storie di mutua solidarietà, lavorando nella direzione del giusto e soprattutto del bene, non possiamo, non dobbiamo conquistare di nuovo la ribalta nelle cronache nazionali per soluzioni sbrigative che spostano il problema ma non lo risolvono. Questa Amministrazione, i cui leader baciano crocifissi nelle piazze e giurano sul Vangelo, abbia il coraggio di raccogliere l’invito di Papa Francesco a non restare “indifferenti di fronte al dramma delle vecchie e nuove povertà, delle solitudini più buie, del disprezzo e della discriminazione di chi non appartiene al “nostro gruppo”.
Scelte sbrigative, nelle quali le persone diventano ingombri da rimuovere, rischiano di reiterare la “cultura dello scarto” che la dignità umana stessa condanna, di acuire le differenze, di istigare allo scontro. Ricordiamolo, il bene supera il giusto.
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