Cinquant’anni fa la bomba di piazza Fontana, la prima delle stragi in Italia
Fece diciassette morti, fu la prima di una serie di stragi riconducibili a gruppi neofascisti e diede avvio alla "Strategia della tensione" e alla stagione della violenza politica
La bomba esplose alle 16.37, un tonfo sordo che mise fine agli anni del boom e inaugurò la stagione della violenza politica. Era il 12 dicembre 1969, cinquant’anni fa: nella centrale piazza Fontana, nella sede centrale della Banca Nazionale dell’Agricoltura, una bomba fascista faceva 17 morti. Erano dipendenti della banca, agricoltori, mediatori creditizi.
Preceduta da una serie di attentati “minori” durante l’estate (come quella alla Stazione Centrale) e accompagnata nelle stesse ore da altre due bombe a Roma e una inesplosa a Milano, la bomba diede avvio al periodo delle stragi: cinque anni dopo seguirono la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974 (8 morti) e la strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 (12 morti). Fino ad arrivare alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 (85 morti).
Se i processi non hanno portato in carcere gli esecutori, le indagini e i processi hanno appurato che la strage fu compiuta da terroristi dell’estrema destra neofascista di Ordine Nuovo.
La “strategia della tensione” dispiegò subito i suoi effetti, dando avvio ad una spirale di violenza che ha insanguinato l’Italia per vent’anni, rallentato il processo di acquisizione di una democrazia compiuta, esposto il Paese al rischio di una involuzione autoritaria.
Il 15 dicembre precipitò da una finestra della Questura di Milano l’anarchico – innocente – Giuseppe Pinelli, definito la “diciottesima vittima” di piazza Fontana, mentre un altro anarchico, Pietro Valpreda, subirà il carcere ingiustamente.
Il 17 febbraio 1972 sarà ucciso (da due militanti di Lotta Continua) il commissario che stava interrogando Pinelli, Luigi Calabresi, accusato dalla sinistra extraparlamentare dell’omicidio del ferroviere anarchico. Qualche settimana prima della bomba alla Banca dell’Agricoltura era morto in uno scontro con manifestanti l’agente Antonio Annarumma, a poche decine di metri da piazza Fontana. L’Italia era già precipitata nella spirale degli “anni di piombo”, l’altro versante della “strategia della tensione”.
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