Zanzi, il convitato di pietra nell’ultimo consiglio comunale dell’anno
Conversazione a poche ore dalla votazione in consiglio con il vicesindaco Zanzi, assente per gran parte della seduta. Con un preciso motivo: "evitare di assistere al mercato delle vacche"
E’ stato chiamato, evocato, rimproverato. La sua assenza considerata alternativamente “crisi della maggioranza” e “protesta senza conseguenze”.
Di sicuro, l’assenza del vicesindaco Daniele Zanzi, nell’ultimo consiglio dell’anno, si è fatta sentire: la sua comparsa si è limitata alle prime ore della prima giornata, poi, al famigerato emendamento 22 di marco Pinti, quello sull’autonomia di Varese, se n’è andato e non ha fatto più ritorno.
«Non ho alcuna difficoltà a dire che non c’ero perchè ero stufo di vedere il mercato delle vacche» esordisce a bruciapelo Zanzi. «Quello che ha detto Pinti sul fatto che gli accordi sulle votazioni degli emendamenti sono una prassi normale non l’accetto. Non sono normali per niente».
Il riferimento, nemmeno troppo velato, è al fatto che quest’anno dei 128 emendamenti del consigliere leghista ne sono stati approvati otto “in cambio” della possibilità di sorvolare su molti di essi, fatti apposta per impegnare per più tempo possibile il consiglio comunale.
«Per me è stato intollerabile vedere barattare consenso per abbreviare gli emendamenti. E per di più su una questione che è meramente politica (l’autonomia del comune di Varese, ndr) e per nulla tecnica, come quello che stavamo votando in quel momento (Il bilancio di previsione, ndr). E come me si sono sentiti nello stesso modo molti altri».
Zanzi, e la consigliera della sua lista Varese 2.0 Elena Baratelli, se ne sono andati prima della votazione: ma c’è chi quel dissenso, soprattutto nella maggioranza, l’ha espresso addirittura votando contro (Oprandi, Miedico, Paris e Laforgia) o facendo una dichiarazione di voto positiva per il bilancio stigmatizzando però l’approvazione di quell’emendamento (Luisa Oprandi, che al momento della votazione del bilancio ha preso la parola per ultima nel PD proprio a un passo dal voto).
In ogni caso «Se ci fossimo stati, sia chiaro, noi avremmo votato senza esitazioni a favore di questo bilancio, che ha il grandissimo merito di rappresentare fortemente lo sforzo comune di assestare i conti di questa amministrazione, contro l’immobilismo dell’amministrazione precedente».
Perchè, alla fine: «Quella della crisi della maggioranza, è più che altro una speranza da parte di Longhini, Clerici, Binelli o chicchessia. Io mi limito a dissentire su un punto, e ad esercitare un diritto: gli assessori non sono obbligati a presenziare in consiglio, e io sono, del resto, uno degli assessori più presenti di tutti».
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