“Un virus nel cellulare di Jeff Bezos? Incredibile ma possibile”
La vicenda del telefono messo sotto controllo per uccidere il giornalista Kashoggi commentata dalla professoressa Ferrari, una delle massime esperte di cybersecurity
La morte del giornalista del The Washington Post Jamal Kashoggi resa possibile da un virus installato nel cellulare dell’editore Jeff Bezos? È la teoria avanzata dagli inquirenti che indagano sulla morte del cronista di origine saudita, entrato nell’ambasciata araba a Istanbul per richiedere dei documenti e mai più uscito.
Secondo gli investigatori, a rendere possibile quell’omicidio fu proprio il magnate, fondatore di Amazon ed editore della testata giornalistica americana, il cui cellulare fu messo sotto controllo dai sauditi attraverso un video speditogli dal principe Bin Salman via whatsapp.
« È una notizie che ha sorpreso anche me – commenta la professoressa Elena Ferrari, docente di informatica dell’Università dell’Insubria considerata un’autorità in tema di sicurezza e tutela della privacy – Nonostante sia ben consapevole della frequenza con cui vengono violati gli strumenti digitali, mi ha incuriosito il livello dei protagonisti: l’uomo più ricco al mondo e il principe dell’Arabia Saudita. Ritenevo che Bezos avesse livelli di sicurezza elevati, anche se so benissimo che i sistemi di hackeraggio sono molto sofisticati ».
Da anni, la professoressa è impegnata nello studio dei big data in relazione anche agli strumenti di tutela della privacy: « Cosa sia successo ancora non è chiaro. Ho ascoltato alcune ricostruzioni che parlano di un virus arrivato via whatapp. Le ricerche non hanno permesso di individuare il “cavallo di troia” ma è stato dimostrato che, dopo aver visionato il video, il flusso dei dati in uscita dal cellulare di Bezos è aumentato, legittimando la teoria di un’infiltrazione nel suo sistema».
Il mondo digitale, dunque, non è sicuro? « Vorrei mettere sulla bilancia vantaggi e pericoli dell’uso della tecnologia – puntualizza la dovente universitaria – È assurdo demonizzare la tecnologia i cui vantaggi sono enormemente più numerosi dei possibili pericoli. Detto questo, però, l’invito è quello di un uso consapevole e il più protetto possibile. Spesso siamo portati a fidarci ciecamente di un contenuto che ci arriva via telefono, attraverso la posta o i social. Soprattutto non ci facciamo problemi se il contatto è un amico o persona nota, dimenticando che quel profilo sia clonato e rubato.
La tecnologia si fa sempre più efficiente sul fronte della sicurezza ma, sappiamo bene che evolvono anche i sistemi degli hacker.
Quindi, la mia raccomandazione è: non demonizzare la tecnologia, ma usarla in modo consapevole».
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