“Ma quali affari della ndrangheta nel parco del Ticino?”

L'imprenditore Roberto Volpi era comparso nelle carte dell'inchiesta Krimisa. "Ma sei mesi dopo non ci è stato notificato nessun atto giudiziario"

Generico 2018

Riceviamo e pubblichiamo la nota, che fa riferimento alla comparsa del nome dell’imprenditore Roberto Volpi nell’inchiesta Krimisa (proprio in questo periodo sta andando a processo), che non ha avuto però seguito. “Nessun atto giudiziario a riguardo è stato notificato allo stesso, niente di niente”.

Sono passati ormai oltre sei mesi da quando, una mattina di metà luglio, da informazioni raccolte nell’operazione Krimisia, nella quale sono stati arrestati diversi componenti dell’Ndrangheta locale di Lonate Pozzolo, si erano paventati interessi della stessa organizzazione nel Parco del Ticino tra Oleggio e appunto Lonate, attuati tramite un PRESUNTO prestanome.

Solo oggi, dopo aver atteso che si chiudessero le indagini e che le persone coinvolte fossero rinviate a giudizio, si può confermare, con tanto di prove, che NESSUN TRIBUNALE ha avviato un’indagine né tanto meno mosso una sola accusa contro  Roberto Maria Volpi, che era stato accusato dai media di legami con l’ndrangheta.

Nessun giudice ha convocato o sentito Roberto Volpi, nessun atto giudiziario a riguardo è stato notificato allo stesso, niente di niente.

Le accuse che gli erano state mosse derivavano solo da alcune intercettate a persone coinvolte che hanno vantato la proprietà della sua area e delle sue attività facendo il suo nome SENZA CHE CI FOSSE NESSUNA CONNESSIONE malavitosa TRA LE LORO PAROLE E LA REALTA’ FATTUALE.

Questo dimostra la probità morale e riconferma la bontà della scelta imprenditoriale fatta ad Oleggio dalla famiglia Volpi, oltre al fatto che si è gettato del fango su di una persona e la sua attività che è stata così danneggiata anziché ricevere l’appoggio delle istituzioni e della società civile.  Il nome di Roberto Volpi  e quello della sua azienda Cascina Caprera società semplice agricola ad Oleggio sono stati ingiustamente associati all’infamante accusa di essere sodali e PRESTANOME dell’Ndrangheta.

ROBERTO VOLPI NON E’ MAI STATO UN NDRANGHETISTA
E IL SUO PROGETTO DI AGRICOLTURA SOCIALE NON E’ UNA COPERTURA DELLA MALAVITA ORGANIZZATA, BENSI’ L’IMPRESA DI UN UOMO CORAGGIOSO

Roberto Volpi, molto semplicemente, seguendo i valori di famiglia ha svolto per 35 anni un’attività come imprenditore internazionale nel campo calzaturiero, decidendo solo alcuni anni fa di cambiare i propri obiettivi di vita, investendo le proprie esperienze e capitali in una nuova attività con finalità sociali in campo agrituristico nel proprio territorio.

L’incontro con persone conosciute per effettuare lavori di demolizione e trasporto   per la ristrutturazione di sue proprietà ed in seguito parte della bonifica dell’area degradata e abbandonata all’interno del area protetta del Parco del Ticino, fino allora senza alcun interesse delle amministrazioni e dei Carabinieri Forestali per decenni, si sono trasformati per lui in un incubo. La verità, comunque,  sta pian piano emergendo.

Tuttavia resta a carico di Roberto Volpi e delle sue attività il danno d’immagine ed economico risultante da questa notizia, diffusa da alcuni dei principali quotidiani nazionali e riportata sui social media.

Un danno incalcolabile, considerati il tempo e i capitali ingenti impiegati per realizzare il sogno di una attività sociale nel territorio.

Fango che ha danneggiato e continuerà a pesare anche a distanza di anni.  Notizie false che hanno fatto male anche ai figli oltre all’azienda e all’Associazione “INSIEME nel PARCO”, della quale come presidente mi stavo prodigando a tutela del territorio e i suoi cittadini, a partire da quelli più deboli.

Ora è il momento di RIAFFERMARE la bontà dell’operato di Roberto Volpi e pretendere non solo il ristabilimento della VERITA’ e la RIABILITAZIONE della sua persona da parte chi ha usato la notizia per la propria visibilità ed interesse. Dovrà esserci il ristoro dei danni cagionati all’uomo e alla sua famiglia, sia dal punto di vista morale che di salute, oltre ai danni economici ad un’attività che ha impegnato persone, tempo, fatica e un’ingente quantità di denaro.  In prima battuta perché Roberto Volpi E’ UNA PERSONA PERBENE.

In secondo luogo perché l’azienda agricola Cascina Caprera, creata negli ultimi anni a seguito dell’acquisizione di una vasta area naturalistica ed agricola, è stata pagata con fondi provenienti dall’attività di imprenditore e dai risparmi della sua famiglia e non riciclando denaro dell’ndrangheta come si era dubitato.

Soldi di provenienza perfettamente tracciabile e cristallina: conti correnti, acquisizioni, atti di vendita e passaggi di proprietà. Tutto pienamente chiaro e in regola. Si è sempre trattato di soldi MIEI, e non di altri, quindi Roberto Volpi non ha MAI fatto da prestanome di criminali.

Ecco perché l’Associazione “INSIEME nel PARCO” è il frutto dell’impegno di persone del territorio che stanno lavorando per il bene comune, convinti che l’attenzione ai più deboli è la garanzia di fare con i fatti ciò che molti costruiscono o demoliscono con le sole parole.

Le false notizie pubblicate hanno fatto passare in secondo piano lo sforzo di un imprenditore che persegue un progetto di valorizzazione naturalistica e sociale sul territorio, che ha investito ingenti capitali anche per le bonifiche dei terreni (arrecando così un beneficio importante per la collettività e l’ambiente).

Nonostante le calunnie diffuse, io e la mia famiglia siamo ancora pronti a dimostrare la bontà del nostro impegno con le risultanze e i documenti dei lavori fatti e dei progetti avviati.

Quello che vogliamo rivendicare è il principio che una persona innocente, che non ha commesso alcun reato connesso a malversazioni di così ampia portata, è stata isolata dalle ISTITUZIONI senza nessun approfondimento, solo per informazioni raccolte sulle pagine di giornali, senza il benché minimo riscontro, se non delle dichiarazioni MAI verificate e che NON corrispondono al vero.

Questa battaglia di giustizia e di verità non vale solo per Roberto Volpi, ma  anche per chi è stato o potrebbe essere accusato ingiustamente nello stesso modo.

Le persone e le storie imprenditoriali non possono essere distrutte dalla mancanza di rispetto mediante l’uso distorto della verità.

Oleggio, gennaio 2020

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Febbraio 2020
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