Roma non ascolta. Sciopero bianco dei lavoratori di Leonardo

I lavoratori sono molto preoccupati per le mancate risposte dei vertici aziendali alle proposte fatte per fronteggiare l'emergenza sanitaria. De Rosa (Uilm): «La One Company è distante emotivamente dai territori»

leonardo generico

«Sono passati almeno vent’anni o forse più dall’ultimo sciopero bianco qui in Agusta». Fabio De Rosa, coordinatore della Uilm nello stabilimento Leonardo di Cascina Costa, ha ancora nella mente e nel cuore il vecchio nome della fabbrica in cui lavora. E d’altronde è comprensibile, soprattutto in momenti dove tutto sembra in forse, richiamare  il legame storico con un territorio che da sempre è il cuore del distretto aeronautico italiano. Un legame che, lunedì 9 marzo, circa 200 lavoratori di Leonardo, quasi tutti addetti all’assemblaggio finale, hanno rivendicato con uno sciopero bianco, rispettando naturalmente tutte le prescrizioni per la prevenzione del Coronavirus.

«È stata una manifestazione volontaria all’interno della fabbrica – continua De Rosa -. In modo autonomo i lavoratori si sono fermati per richiamare l’attenzione dell’azienda in un momento di grave difficoltà del Paese e per manifestare la loro preoccupazione per le mancate risposte. È dal 24 febbraio che chiedono più vicinanza ai vertici di Leonardo, purtroppo senza esito».

Uilm
Fabio De Rosa

La preoccupazione dei lavoratori è alimentata sia dall’incertezza generale che grava su tutti i cittadini, sia dalla prospettiva di dover fronteggiare a livello di organizzazione familiare un’emergenza che per il momento non ha ancora una parola fine. L’azienda da parte sua ha sollecitato un maggiore utilizzo dello smartworking da parte degli impiegati, un passo importante ma, secondo il sindacato,  insufficiente per fronteggiare la crisi sanitaria, considerata la quantità di lavoratori direttamente impiegati nella produzione. «Abbiamo proposto scelte precise – sottolinea il coordinatore della Uilm – che includono l’utilizzo delle ferie per permettere ai lavoratori di gestire le varie situazioni che devono affrontare, una banca ore negativa che permetterebbe di gestire in recupero le ore utilizzate per la cura dei figli a casa da scuola e per quello che sarà».

Un punto cruciale posto dai sindacati dei metalmeccanici , Fiom, Fim e Uilm, è una turnazione che eviti sovrapposizioni soprattutto con gli impiegati che lavorano a giornata. Attualmente in Leonardo la parte produttiva è organizzata su due turni ad eccezione della galvanica e del reparto rettifiche che ne fanno tre. I sindacati spingono perché anche gli impiegati siano a loro volta organizzati su più turni per evitare al minimo le probabilità di contagio.

«A Roma non ascoltano i territori perché credono che certi temi siano un’esclusiva corporate – conclude De Rosa -. In realtà questo atteggiamento crea una tensione emotiva tra i lavoratori di Leonardo. Parliamo di duemila persone sul territorio e  quando ci sono contagi a Busto Arsizio, Castellanza, Castano Primo e Vergiate è anche legittimo sentirsi quasi accerchiati e la preoccupazione aumenta. Questo la One Company dovrebbe capirlo».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 09 Marzo 2020
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