“Con questo virus dobbiamo convivere. Ma riprendiamoci le nostre vite”

Previsioni a media e lunga scadenza di ripresa della quotidianità. Il punto di vista del professor Paolo Grossi, primario di malattie infettive al Circolo, chiamato nella task force del Presidente Fontana per la fase2

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« Dobbiamo imparare a convivere con questo virus. Almeno finché non arriverà il vaccino. E parliamo di 18 mesi».

Il professor Paolo Grossi, primario dell’unità operativa di malattie infettive all’ospedale di Varese e chiamato dalla Regione a far parte della task force in vista della fase due dell’emergenza, fa il punto sulla vita che ci attende nei prossimi mesi: « Scordiamoci la quotidianità che avevamo fino a gennaio. Dobbiamo pensare a una vita con mascherina, distanziamenti, comportamenti responsabili. Detto questo, però, dobbiamo tornare a uscire, lavorare, altrimenti si morirà di fame».

La fase due come sarà?
« Venerdì scorso abbiamo avuto la prima riunione della task force nominata dal Presidente Fontana. Siamo rappresentanti di diversi mondi. Ci siamo insediati e a breve giro inizieremo subito a discutere a livello di diverse competenze per individuare soluzioni che poi si metteranno sullo stesso tavolo così da trovare la sintesi di tutto. ».

Sintesi, una bella parola che oggi sembra essere sconosciuta
« C’è ancora molta confusione e troppe dichiarazioni non ancora avvallate dal metodo scientifico. Ricordiamoci, però, che parliamo di un virus che è arrivato all’improvviso, in modo prepotente. Ha messo in luce tante, troppe criticità del nostro modo di vivere, del nostro sistema di medicina territoriale ma anche della globalizzazione e di questa Europa unita. Oggi si deve pensare che la capacità di spostarsi e di viaggiare velocemente vuol dire anche portarsi dietro minacce invisibili imprevedibili. Vuol dire, quindi, ripensare al nostro sistema produttivo che non ci lasci più in ginocchio se la Cina chiude l’unica regione dove si costruiscono dispositivi di protezione. Ma anche che si rimanga senza ventilatori polmonari perché i paesi amici blindano le frontiere per gestire l’emergenza interna»

Certo, questa pandemia ha evidenziato tanti punti deboli della nostra era. Ma chi è il colpevole? Cosa sappiamo oggi di questo virus?
« Ancora troppo poco. Sappiamo che presenta un’intensa replicazione virale nell’organismo. Che in alcuni soggetti provoca sintomi lievi mentre in altri, seppur in quota minore, dà vita a una reazione  molto grave. Abbiamo visto che innesca una fase infiammatoria molto grave a cui si pone argine con medicinali antinfiammatori ma, al momento, non c’è alcuna evidenza che dimostri l’efficacia di un farmaco piuttosto che un altro. C’è anche troppa confusione al momento e non fa bene. Stiamo seguendo le indicazioni che ci hanno fornito i sanitari cinesi ma l’unica cosa vera e accertata è la necessità di ossigeno, che, a secondo dei casi, viene somministrato con mascherine o Cpap o con la ventilazione assistita attraverso l’intubazione».

Quindi questo virus fa ancora molta paura
Dico che dobbiamo convincerci che dovremo per forza conviverci a lungo. Non farsi prendere dalla paura ma rispettare le regole. L’obiettivo è quello di evitare focolai, un innalzamento repentino della curva dei contagi. Oggi gli ospedali sono più pronti, ma da questa situazione dobbiamo uscirne anche per restituire i luoghi di cura ai tanti malati che oggi stanno chiusi in casa.  Si troverà il giusto compromesso che ci obbligherà a rinunciare ai luoghi affollati, a stare vicini. Capisco che alcuni settori pagheranno molto caro questo nuovo indirizzo penso agli stadi, alle discoteche…. Ma, per ora non si hanno altre soluzioni. A breve sarà messo a punto un test anticorpale per dimostrare l’immunità protettiva. Sarà una prima certezza su cui costruire.

E i viaggi?
Chissà quando si potrà tornare a viaggiare. Io avevo una serie di congressi scientifici sparsi nel mondo. Tutti sospesi e rinviati a dicembre. Ma chissà se sarà già il momento. Per ora, comunque, è troppo presto fare previsioni certe e ragionevoli. È ancora tutto confuso e incerto. Abituiamoci a vivere con nuovi casi positivi e decessi, ma riprendiamoci le nostre vite.

 I test sierologici di Regione Lombardia inizieranno il 21 aprile  a partire dagli operatori sanitari e socio sanitari e dalle province più colpite della Lombardia. La programmazione avverrà su basi scientifiche ed epidemiologiche

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 14 Aprile 2020
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