Comitato “No Accam”: “Chiudete quel catorcio di inceneritore”
Secondo il comitato sindaci e assessore regionale hanno una totale mancanza di visione politica accompagnata da una scarsa capacità imprenditoriale: "Sono i responsabili di questa situazione "
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Il comitato spontaneo No Accam si esprime sul nuovo piano industriale votato dall’assemblea dei soci lo scorso 14 ottobre, che prevede modifiche all’assetto societario, con l’ingresso di aziende municipalizzate come Amga e Agesp, e lo spostamento della data di chiusura al 2032, a fronte di investimenti cospicui per ripianare i debiti e far ripartire le turbine che generano energia elettrica. Il giudizio, c’era da aspettarselo, è negativo. Il comitato chiede anche un incontro urgente con il sindaco di Busto Arsizio e tutti i gruppi consigliari sul tema.
«Apprendiamo dell’esito del CDA di Accam del 14 ottobre che potrebbe significare la proroga dell’attività fino al 2032 e oltre con lo smaltimento di rifiuti speciali. Vogliamo ribadire con forza che qui gli unici che hanno le idee chiare e granitiche siamo noi del comitato No Accam: chiudere subito questo catorcio di inceneritore e ricercare tutte le responsabilità che hanno portato a questa situazione.
Da parte di tutti gli altri invece continua ad emergere una triste realtà: poche idee e soprattutto molto confuse. Sindaci che in poco tempo approvano piani industriali all’unanimità, uno completamente diverso dall’altro, ma che dicono di essere coerenti e competenti. Assessori Regionali all’ambiente che prima dicono che l’inceneritore non serve e che va chiuso immediatamente pagando pure le spese di bonifica del terreno e che, al primo cambio della guardia, dicono che l’inceneritore non va più chiuso perché:
– è gestito molto bene; peccato stia bruciando (coerentemente con l’attività che svolge) milioni di euro di capitalizzazione
– è un impianto sicuro; peccato che a gennaio è scoppiato un incendio
– è una risorsa per il territorio; sicuramente per le cadreghe e per i giri di malaffare legati ai rifiuti, per noi cittadini ancora dobbiamo capire che tipo di risorsa sia. Niente teleriscaldamento, niente riduzione delle tasse, insomma niente di niente dal punto di vista dei risparmi (anzi) e al contrario invece tanta preoccupazione per la salute alimentata dai cattivi odori e dalle numerose patologie gravi che nessuno ci dice siano causate dall’impianto ma noi gente della strada un pensierino ad Accam lo facciamo.
Poi uno legge che la stessa Regione (lo stesso assessore) decide il declassamento dell’impianto da R1, un vero e proprio termovalorizzatore dedicato al recupero dei rifiuti (ai fini della produzione di energia elettrica) a D10, vale a dire semplice inceneritore che smaltisce rifiuti.
Tradotto, significa che Accam, nel 2021, corre il rischio di non poter più smaltire alcune tipologie di rifiuti speciali, cioè proprio quei rifiuti speciali che erano alla base del piano industriale approvato per il rilancio dell’azienda.
Questo scenario conferma solo una totale mancanza di visione politica accompagnata da una scarsa capacità imprenditoriale. Ecco perché, come comitato, chiediamo un confronto immediato con il Sindaco e tutti i gruppi consiliari della Città di Busto Arsizio sul futuro dell’impianto. Altrimenti non ci resterà che sperare che i rifiuti, da qui al 2040, si vaporizzino davvero!».
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