La Lega: “Galimberti non sa tutelare la varesinità”
Cristiano Angioy Viglio e Fabio Binelli commentano la seduta della Commissione Urbanistica che ha discusso il progetto sull’ex Aermacchi
Sul progetto di riqualificazione dell’area ex Aermacchi è calata la politica. La stessa che ha governato Varese per oltre vent’anni e che ora se la prende con l’attuale amministrazione.
Pubblichiamo integralmente il comunicato stampa della Lega facendo notare però che il Piano di governo del territorio porta la firma di Fabio Binelli, e che l’unico cambiamento operato è sul valore storico dei fabbricati. L’ex Aermacchi a giudizio di esperti del Politecnico di Milano non ne aveva.
Dopo decenni di degrado di tutta quell’area invece di fare polemiche sarebbe interessante conoscere le proposte concrete per migliorare il progetto presentato da privati e su cui l’amministrazione non ha poteri se non negoziare interventi migliorativi. Proposte soprattutto da parte di chi conosce benissimo l’urbanistica comunale visto che l’ha governata ininterrottamente dal 1992 al 2006. Lo stesso che a proposito di supermercati doveva essersi distratto quando decisero di abbattere l’ex Malerba.
Il direttore Marco Giovannelli
Il comunicato stampa della Lega di Varese
«La struttura dell’ex Aermacchi rappresenta un pezzo fondamentale di storia varesina, si tratta di uno dei luoghi più importanti dal punto di vista dell’identità storico-industriale di Varese. Cancellarla, e cercare di far passare un’opera di demolizione tout court per rigenerazione, è assurdo. Tanto è vero che ieri, in Commissione Urbanistica, l’amministrazione ha rimediato una gravissima figuraccia». Così Cristiano Angioy Viglio e Fabio Binelli, rispettivamente Commissario cittadino e Capogruppo della Lega di Varese, commentano la seduta della Commissione Urbanistica di mercoledì sera durante la quale è stato presentato il progetto sull’ex Aermacchi.
«La giunta Galimberti ha rimediato una pessima figura, dimostrando l’incapacità di dialogare con la sua stessa maggioranza e con i tecnici, per ottenere una valutazione preventiva del progetto, che è stato di conseguenza sonoramente bocciato in commissione» sottolinea Angioy Viglio. «Varese non merita questi dilettanti allo sbaraglio, che non sanno nemmeno tutelare i luoghi simbolo della varesinità» aggiunge il Commissario della Lega.
«Il Pgt nella sua versione originaria prevedeva che prima di procedere alla demolizione dei fabbricati si dovesse fare un’analisi e una verifica storica – spiega Binelli – questa previsione è stata cancellata dalla giunta Galimberti e quindi oggi non esiste nessuno strumento che consenta di difendere gli edifici storici come nel caso dell’ex Aermacchi. E stiamo parlando di strutture che hanno contenuto una delle aziende più identitarie della città. Il fatto che questo progetto venga fatto passare come intervento di riqualificazione, quando si tratta di una demolizione e costruzione di un supermercato, ci fa tornare indietro di decenni, come alla fine degli anni Sessanta, quando l’ex Calzaturificio di viale Milano venne demolito per lasciare il posto alla struttura ancora oggi esistente, al cui interno si trova il Carrefour di fronte alla Stazione Nord. Il livello qualitativo dell’intervento proposto per l’ex Aermacchi è praticamente uguale a quello di viale Milano».
«I tecnici -aggiunge il Capogruppo- durante la commissione hanno inoltre rilevato come l’intervento non appaia legato a nulla: si infila un cubo al posto di un hangar, senza nessuna continuità con il preesistente o con quello che si trova intorno. Ma questa è una responsabilità dell’amministrazione: è la giunta che deve chiedere al privato di rispettare determinati paletti, di preservare e valorizzare il luogo nel proprio progetto. Cosa che non è stata fatta». «Per non parlare che non ci si è posti il problema se un nuovo supermercato, l’ennesimo a Masnago, o una palestra che ospiterebbe 500 posti siano sostenibili dal punto di vista viabilistico e urbanistico o rischino di paralizzare quel comparto» sottolinea Binelli, che aggiunge con una battuta: «A questo punto cambiamo il nome di via Sanvito in via dei Supermercati».
«La cosa ancora più grave –conclude il leghista– è che la giunta Galimberti, avendo tolto limitazioni alle demolizioni, non ha bisogno di passare dal Consiglio comunale per procedere con il progetto. Spero vivamente che, anche a fronte dei numerosi dubbi nella sua stessa maggioranza, chiedano ai privati una totale revisione del progetto».
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“si infila un cubo al posto di un hangar senza nessuna continuità con il preesistente o con quello che si trova intorno.” Dr. Binelli, perché questo non va bene mentre il PGT di cui lei è stato regista ha consentito di infilare un parallelepipedo di 60mt x 20 alto 10 al posto di prati e dello storico caseificio (ora abbattuto) ex proprietà della Coop. Latte Varese, snaturando le caratteristiche del borgo di Capolago? Invito tutti, Redazione compresa a venire a vedere l’opera in via del Filagno.
Avete costretto noi abitanti della zona a convivere con questo ecomostro decadente per 20 lunghi anni ed adesso che vi è un’ottima proposta di bonifica ed utilizzo dell’area avete pure il coraggio di lamentarvi? Tutto il progetto è sicuramente migliorabile ma da lì a dire che questa non sarebbe un’ottima occasione per Varese ce ne passa! Per conto mio che si facciano pure video e foto storiche da museo dell’area e si tiri giù tutto questo degrado industriale dismesso e velenoso! Di tempo per improbabili e costosi recuperi il Comune di Varese ne ha avuto abbastanza incassando un nulla di fatto quindi direi che il tempo per i filosofi sia definitivamente scaduto. Avanti con l’idea e le buone società che intendono investire cercando di migliorare alcuni aspetti viabili e di contesto (es ciclabile), questi sì, che sono stati sollevati.
E il “livello qualitativo” delle “riqualificazioni”, come da voi concepito, che prove ha dato? Ad esempio, i vergognosi Giardini sospesi (detti anche “l’ecomostro” dagli abitanti della zona), realizzati sull’ex Skf di fianco allo stadio?
Si davvero! Quell’opera è veramente un pugno nell’occhio ed una mostruosità inutile che ha coperto tutta la vista da Masnago del Sacro Monte e delle montagne..
Lega, non fanno nulla per 20 anni e quando qualcosa si muove ad opera di altri sono espertissimi a far polemiche.
Immaginavo che sarebbe finita così e lo avevo già scritto nel mio precedente intervento pubblicato qualche giorno fa da Varesenews. Ma di questa neonata polemica mi colpiscono due cose in particolare: la pervicace posizione di coloro che vorrebbero che l’intervento venisse collegato per continuità “con il preesistente o con quello che si trova intorno” e la considerazione sull’amministrazione Galimberti che non saprebbe “nemmeno tutelare i luoghi simbolo della varesinità”.
Ebbene, sulla prima affermazione (condivisa da parecchi e del tutto trasversalmente, ivi compresi il Vice Sindaco, il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Varese, i Leghisti Angioy Viglio e Binelli, tra gli altri) penso e ribadisco che se si tratta di salvare qualche pezzo di struttura esistente costringendo Progettisti e Proponenti a realizzare una scarpa ed una ciabatta, sarebbe meglio lasciar perdere per fare posto ad un intervento moderno e fruibile. Il “preesistente” è morto e sepolto in quanto “pre” e mi piacerebbe vedere qualcosa di nuovo in un’area decisamente interessante da progettare.
Per quanto riguarda la censura a Galimberti, non riesco a comprendere cosa significhi questa accusa di non saper tutelare i luoghi simbolo della varesinità. Se un’area industriale dismessa e fatiscente a ridosso del centro è un simbolo della Varesinità, allora siamo messi decisamente male. Credo e parlo a nome personale, di sentirmi Varesino anche se le ruspe demoliranno la ex Aermacchi e non per questo perderò la memoria di quegli imprenditori e di quelle aziende che hanno fatto grande la nostra città.
Il problema potrebbero averlo le nuove generazioni e quelle future; i giovani che non hanno visto gli operai entrare ed uscire dalle fabbriche, quelli che non hanno sentito le bombe cadere in zona quando gli aerei Alleati cercarono di distruggere la fabbrica e probabilmente mai lo sapranno perchè i nonni stanno scomparendo troppo in fretta. Se la varesinità dovesse identificarsi in quello che è stato, nel “pre” e nel passato, i Varesini sarebbero condannati a vivere in un presepio. Mi piacerebbe che i nostri ragazzi, le future generazioni ed i Varesini in generale, potessero invece godere di nuove opportunità, potessero ritrovarsi a vivere in una città più moderna, sostenibile in tutti i sensi e tornare ad essere orgogliosi della loro città, così come lo siamo stati noi quando parlavamo ai nostri nuovi amici della nostra bella Varese, verde, sicura, operosa, nota per le industrie e lo sport che ci hanno fatto conoscere in giro per l’Italia ed oltre. Pensare al nuovo e progettare di nuovo per ridare un’identità a questa città che se l’è persa per strada quando le fabbriche hanno chiuso. Da città a trazione “produttiva” Varese è diventata una città di servizi, dove si viene a vivere perchè la qualità è ancora superiore alla media. Ebbene se desideriamo vivere in una città con standards di alto livello dobbiamo rimodernare e dotarci di nuove infrastrutture perchè i Varesini possano utilizzarle. E queste mi paiono incompatibili con qualche capannone triste vestigia di una storia “preesistente”.