Verdi del Varesotto e dell’Alto Milanese uniti per chiedere lo spegnimento dell’inceneritore

I rappresentanti del movimento ecologista di Varese, Busto Arsizio, Gallarate e Legnano uniti per chiedere di passare ad un'economia circolare partendo dalla chiusura dell'impianto di Busto Arsizio

accam forno inceneritore

«In un’area sottoposta ad un fortissimo stress ambientale causato dalla forte presenza di sostanze aeree inquinanti come ossidi di azoto, ozono, PM10 e PM 2.5, per fare alcuni esempi, l’obiettivo principale della pubblica amministrazione deve essere quello di ridurre drasticamente ogni fonte di inquinamento atmosferico. Secondo quanto affermato nell’ultimo report dell’Intergovernative Panel of Climate Change (6 ottobre 2018), gli inceneritori non sono sistemi sostenibili di produzione energetica».

Lo dichiarano Andrea Barcucci  dei Verdi- Europa Verde di Busto Arsizio, Filiberto Zago omologo di Gallarate, Francesca Coffano e Silvio Aimetti Co-Portavoce dell’Associazione dei Verdi-Europa Verde di Varese e Patrizio Vigna co-portavoce dei Verdi- Europa Verde di Legnano in una nota congiunta sulla questione del rilancio dell’inceneritore Accam di Busto Arsizio.

I Verdi della provincia e dell’Alto Milanese ribadiscono, infatti, «la necessità inderogabile di contenere il riscaldamento globale entro 1.5°C, allineandosi con le politiche mirate a contrastarne l’aumento. Per tale ragione l’unica via percorribile per contrastare il problema dei rifiuti è quello di promuovere scelte politiche mirate alla riduzione della quantità di rifiuti prodotta, coadiuvata da una sempre maggiore attenzione alla raccolta differenziata che, sebbene nella provincia di Varese abbia raggiunto buoni livelli, ha margini di miglioramento decisamente ampi. Ciò è possibile ottenerlo con campagne mirate di sensibilizzazione, educazione o incentivazione circa comportamenti corretti».

Secondo gli esponenti del movimento ambientalista, dunque, la via della termovalorizzazione dei rifiuti è «assolutamente una soluzione da evitare per non rischiare di inciampare e danneggiare ogni eventuale politica di riduzione e differenziazione dei rifiuti. Nemmeno il progresso tecnologico dei nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti potrebbe in qualche modo giustificarne l’utilizzo. Infatti, come ribadito dall’ISDE (International Society of Doctors for Environment), sebbene gli impianti di nuova generazione abbiano emissioni molto inferiori rispetto al passato, è altrettanto vero che hanno la possibilità di trattare un volume di rifiuti decisamente più consistente. Inoltre le innovazioni tecnologiche hanno portato ad una diminuzione delle polveri fini direttamente proporzionale ad un aumento delle polveri ultra fini, ancor più pericolose per la salute umana».

Anche dal punto di vista economico – proseguono i Verdi Europei – gli inceneritori «rappresentano un vantaggio solo per chi li costruisce e gestisce, non per i cittadini che possono solo limitarsi a pagarne le conseguenze ambientali e sanitarie. Sempre secondo l’ISDE, questi costi si aggirerebbero tra 1 e 5 milioni di euro all’anno ogni 250.000 tonnellate di rifiuti inceneriti».

Per la Lombardia (una regione tra le più inquinate d’Europa) l’inquinamento ha costi pro-capite annuali, enormi sulla salute: 2.843€ a Milano, 1.555€ a Varese, 1.342€ Busto Arsizio, secondo l’ultimissimo rapporto di ottobre 2020 redatto dall’Alleanza Europea per la Salute Pubblica (EPHA).

Del resto, mentre la maggior parte dei paesi europei scelse la strada dell’incenerimento dei rifiuti, l’Italia in controtendenza si impegnò sulla via dell’economia circolare, promuovendo la raccolta differenziata e il recupero dei materiali. Ora che anche gli altri paesi europei si sono resi conto che questa è la via giusta da percorrere sarebbe folle che proprio i nostri amministratori abbandonassero la virtuosa via del riciclo per rincorrere la fallimentare politica dei termovalorizzatori, ormai osteggiata dalla stessa Commissione Europea.

I Verdi definiscono la Lombardia in una situazione simile, per certi aspetti, proprio quella di Copenaghen: «Già nel 2013 Legambiente aveva pubblicato un report in cui si specificava che gli impianti legati all’incenerimento dei rifiuti erano decisamente sovrabbondanti nella nostra regione. Ormai da anni per poterli mantenere a regime siamo costretti ad importare da altre regioni o dall’estero rifiuti, con tutto quello che ne consegue per l’ulteriore aumento di emissioni dovuto al trasporto dei rifiuti verso gli inceneritori. Così annullando, in pratica, per la qualità dell’aria i benefici positivi derivanti dall’aumento della percentuale di raccolta differenziata».

In vista delle prossime amministrative che rinnoveranno i sindaci di importanti città, l’organizzazione ambientalista spiega la sua linea: «Qualsiasi amministrazione o organizzazione politica che affermi di voler proteggere gli interessi dei cittadini, dovrà necessariamente impegnarsi sulla strada della riduzione dell’inquinamento, osteggiando qualsiasi progetto non necessario che possa in qualche modo contribuire all’immissione di sostanze inquinanti in atmosfera. Alle prossime elezioni amministrative che si svolgeranno nelle principali città della provincia di Varese i Verdi-Europa Verde lavoreranno per promuovere azioni concrete, economicamente sostenibili e lungimiranti allo scopo di garantire un efficiente servizio di gestione dei rifiuti che tuteli la salute delle Persone e l’Ambiente».

La volontà politica di Verdi punta ad un ecologismo che vuole coniugarsi con una crescita economica concreta e sostenibile «per questo denunciamo la pervicace ostinazione al proseguimento funzionale dell’inceneritore interprovinciale di Accam, a Borsano di Busto Arsizio, al limite meridionale della provincia di Varese».

Un’ostinazione che non si ferma «nonostante la grave situazione interna alla gestione dell’impianto, legata al ripetersi di inchieste giudiziarie e arresti susseguenti; nonostante la perdita del recupero di energia, a causa dell’incendio della turbina; nonostante le volontà di molti comuni e, a parole, della stessa Regione Lombardia, di chiusura negli anni passati; nonostante l’emergenza inquinamento della nostra regione e di tutto il bacino padano, con significative implicazioni sanitarie; nonostante tutti questo, la cattiva politica e gli interessi di alcune aziende del settore si ostinano a procrastinare la chiusura dei due forni di Accam, superati sia tecnologicamente, sia dai progressi nella gestione dei rifiuti».

L’obiettivo dei Verdi è quello di trasmettere alla popolazione «le manovre in atto per mantenere attivi inceneritori anche laddove, come in Lombardia e in Veneto, esistono le condizioni oggettive per lo spegnimento definitivo di alcuni di essi. Denunciamo come le pressioni di importanti gruppi aziendali premono per il loro mantenimento, volendo rendere sterili e inutili le raccolte differenziate e le buone premesse tecnologiche per lo sviluppo dell’economia produttiva in forma circolare e a chilometro zero, insistendo nella movimentazione dei rifiuti anche oltre mille chilometri dall’origine degli stessi».

Per questi motivi in sintesi elencati, i Verdi – Europa Verde pongono il tema: «Da oggi la chiusura dell’inceneritore Accam quale esigenza programmatica primaria dei comuni interessati alle prossime elezioni del 2021. Uscire dall’incubo dell’incenerimento è possibile e riteniamo giusto e corretto farlo; siamo convinti che i costi che potranno derivare dalla dismissione dell’impianto saranno ampiamente assorbiti dai minori costi in termini di salute dei Cittadini. Concludiamo questa vicenda con l’auspicio e col desiderio che i soldi del cosiddetto recovery fund, gli stanziamenti europei del piano Next Generation UE possano essere destinati allo sviluppo di tecnologie pulite nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Dicembre 2020
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