Ubi Banca “esce di scena” ma il romanzo industriale del Varesotto continuerà
Con il cambio della insegna da Ubi a Bper inizia una nuova stagione per il credito in provincia di Varese
«Invito a guardare la foto del palazzo nel centro di Varese e a ricordare (per chi ha almeno 40 anni) la scritta apposta tempo fa, era “Credito Varesino”. È passato molto tempo e quella scritta è già stata modificata più volte. Sto facendo una riflessione su cosa “Fu” la città di Varese, e come è oggi. Le differenze sono molte». Questo era il commento del lettore Agostino De Zulian alla notizia del cambio dell’insegna da Ubi Banca a Bper.
È vero, in questi ultimi trent’anni sono stati tanti i cambiamenti nella geografia del credito in provincia di Varese, ma questa volta nel risiko innescato dall’Opas di Intesa SanPaolo su Ubi Banca, il tempo ricordato dal lettore viene definitivamente archiviato e relegato a mera comparsa della storia.
Quella storia che era invece ben presente nel Dna di Ubi Banca perché figlia di scelte strategiche e concordate di tutti i portatori di interesse del territorio, a cominciare da quegli imprenditori che in oltre 150 anni di storia hanno scritto e continuano a scrivere uno straordinario romanzo industriale.
Il Credito Varesino e il gruppo Banca Popolare Commercio e Industria comprendente la Banca Popolare di Luino e di Varese sono stati tra i protagonisti dello sviluppo di questa provincia, oggi tra i territori più ricchi d’Europa e tra i più strategici per l’economia del Vecchio Continente. Basti ricordare che in questa provincia è nato il distretto aerospaziale lombardo e sempre qui la più importante industria italiana, cioè Leonardo (ex Finmeccanica), mantiene le sue ammiraglie produttive. Così come il boom economico italiano ha avuto nella Ignis (oggi Whirlpool) di Giovanni Borghi un mito ancora ben saldo nell’immaginario collettivo.
La spiccata internazionalizzazione dell’economia varesina è rappresentata dai quasi dieci miliardi di euro generati dall’export nel 2019. Questa provincia, spesso considerata un mero satellite dell’area metropolitana milanese, in fatto di esportazioni di merci in percentuale del valore aggiunto arriva a quota 44,4%, quando per la Lombardia questo dato risulta pari al 36,5% e per l’Italia al 29,4% (dati Univa).
La “città infinita” fatta di capannoni e stabilimenti che corre da Varese lungo tutta l’autostrada sull’asse pedemontano è la fotografia di un’imprenditorialità che esprime con le sue 58 mila imprese, in media 48,4 imprese per chilometro quadrato, una grande vitalità, nonostante le picconate delle ultime crisi globali. Una densità imprenditoriale ben superiore alla media lombarda (34,1 imprese per km2) e italiana (17,0 imprese per km2). Se poi parliamo solo delle imprese manifatturiere se ne contano 6,9 per chilometro quadrato, contro le 3,9 a livello regionale e le 1,6 a livello nazionale.
Caro signor De Zulian, il cambio dell’insegna della ormai ex sede centrale di Ubi Banca di via Vittorio Veneto comprende anche questo pezzo di racconto che i nuovi arrivati, cioè Bper, dovranno tenere bene in conto.
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A me sembra che l’era del Varesino sia cessata quando fu assorbito in Banca popolare di Bergamo; il passaggio a Bper dopo UBI è solo un’ulteriore variazione.