Metamorfosi urbana: nella via Verbano, oggi via Marcobi, passava a malapena il tram bianco

terza tappa della rubrica di Fausto Bonoldi, che introduce il tema della trasformazione della piccola via Verbano: dedicata, dopo la Liberazione, a Walter Marcobi fece strada al genio di Guglielmo Marconi

Varese Metamorfosi urbana: nella via Verbano, oggi via Marcobi, passava a malapena il tram bianco

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta,  ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata

Metamorfosi urbana, terza puntataNella via Verbano, oggi intitolata a Walter Marcobi, passava a malapena il tram bianco

Nel 1841, il fronte del Corso Maggiore (poi intitolato a Vittorio Emanuele II e oggi dedicato a Giacomo Matteotti)  che dava su piazza Porcari (oggi Monte Grappa) si arricchì di due pregevoli palazzi. Il primo, tra il Corso e l’angusta via Verbano (oggi Marcobi), fu fatto costruire dall’orefice Cova su progetto dell’architetto Cattaneo, il secondo fu commissionato da Arcangelo Bonazzola. 

Varese Metamorfosi urbana: nella via Verbano, oggi via Marcobi, passava a malapena il tram bianco

La vita dei due eleganti edifici non tagliò il traguardo del secolo: il primo a cadere fu il Palazzo Bonazzola, sostituito alla fine degli Anni Venti dal pur pregevole Palazzo Mascardi (Caffè Pini) progettato dal varesino ingegner Camillo Lucchina.

Varese Metamorfosi urbana: nella via Verbano, oggi via Marcobi, passava a malapena il tram bianco

Non altrettanto apprezzabile per chi scrive l’edificio, progettato nel 1935 per la compagnia d’assicurazioni  Ras (Riunione adriatica di sicurtà) dall’architetto Mario Loreti, che sorse sull’area prima occupata dal palazzo dell’Oreficeria già Cova, che nel 1875 fu acquistata da Sebastiano Buzzetti, i cui eredi continuarono l’attività sotto i portici del Corso fino al novembre del 2011, quattro anni dopo che la gioielleria era stata iscritta dalla Regione nell’albo dei negozi storici della Lombardia.

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Pubblicato il 01 Marzo 2021
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