Il Pd di Busto Arsizio sull’ospedale unico: “Il caos vaccini dice che le priorità sono altre”
Attraverso il suo candidato sindaco Maggioni e i suoi vertici il Partito Democratico indica come prioritaria la necessità di potenziare gli ospedali esistenti e la medicina di prossimità
Regione Lombardia ancora in zona rossa e tutto il sistema sanitario, soprattutto quello di base, che deve provvedere alle cure di prossimità e di primo intervento, è stressato da impegni onerosi e che dimostrano l’insufficienza di personale e di organizzazione, emersa con il COVID ma risultata da anni di sottovalutazioni. Il Pd di Busto Arsizio interviene sul tema attraverso il proprio candidato sindaco Maurizio Maggioni e la sua esperienza di consigliere regionale negli anni ’90.
Ancora troppi cittadini si domandano quando potranno esser vaccinati, dove e in che modo – sostengono dal Pd e sottolineano i problemi creati agli over 80 «che hanno dovuto accedere al “portale Web”, scaricare il PDF e stamparlo: già questo fatto mostra il distacco del sistema dalla reale condizione di vita dei cittadini. Nella Busto della solidarietà tutti cittadini diventano caregiver di altri concittadini: è un fatto positivo ma testimonia che sarà indispensabile ripensare l’organizzazione del sistema sanitario».
È il candidato sindaco Maurizio Maggioni a intervenire: «Prima di tutto si deve correggere il trend che soprattutto in Lombardia da decenni ha trascurato le cure di prossimità, necessarie nella prevenzione e nei primi interventi, la realizzazione gli ambulatori diffusi per le diagnosi ed ha privilegiato il rapporto con il privato che permette di accorciare i tempi solo se si paga – e continua – la legge regionale 23/2015 di Riforma Sanitaria, nata sul presupposto corretto di passare ‘dalla cura al prendersi cura’, è in fase di revisione proprio perché nella sua pratica articolazione ha negato questo suo obbiettivo».
Quali azioni possono mettere in campo quindi le Amministrazioni locali? Secondo Maggioni, «i Comuni devono in primo luogo pretendere che Regione eviti la latitanza finora dimostrata sia sull’esigenza di rafforzare i servizi territoriali, sia sul nuovo Ospedale. Non è causa del COVID che gli interrogativi urbanistici, infrastrutturali e quelli fondamentali dell’utilizzo delle strutture fisiche esistenti (esempio il Polichirurgico) non hanno trovato risposta. Non sarà un caso che tutti i termini delle intese sottoscritte ufficialmente nel 2017 (Protocollo di intesa firmato da Regione, due Comuni, ASST e ATS) siano scaduti (art.9: il Protocollo avrà̀ durata di 12 mesi, alla scadenza cesserà̀ di avere efficacia e le Parti resteranno libere da ogni impegno assunto in relazione al contenuto del medesimo)».
Insomma, il giudizio rispetto all’operato di Regione Lombardia da parte del candidato sindaco PD è netto: «Poiché il Presidente Fontana avrebbe dichiarato che sono le Amministrazioni Locali ad aver tirato il freno par di capire che Regione non voglia proprio discutere della riorganizzazione del servizio sanitario e del welfare sanitario, né seriamente del nuovo ospedale». Al contrario, secondo Maggioni «la collaborazione tra Enti Locali e Regione dovrebbe instaurarsi proprio su questi temi, a 360 gradi, mettendo in chiaro tutti i problemi e tutte le soluzioni senza scorciatoie né semplificazioni».
Sul tema, infatti, è intervenuto anche il gruppo “Idee in Comune” spazzando via ogni dubbio, evitando anche ogni riflessione, ed affermando che nuovi edifici in un’area nuova sono la necessaria “struttura del terzo millennio”. «Un approccio di questo tipo è l’esempio di una schematizzazione che indebolisce le esigenze del territorio, dei cittadini e dei Comuni di fronte al problema di un rinnovamento complesso ed oggetto di un dibattito aperto – conclude Maggioni – una diversa volontà del Comune (certamente non quella di Idee in Comune) proporrebbe a Regione di mettere il problema nel suo giusto verso: riorganizzazione del servizi di base, organizzazione del ‘prendersi cura’, potenziamento dei servizi ambulatoriali e diagnostici, quindi anche rinnovamento delle strutture edilizie ospedaliere se risulta da un’analisi costi/benefici e tenendo conto della realtà urbana del territorio edificato».
A riguardo interviene anche la capogruppo PD in Consiglio comunale Valentina Verga, «sentire parlare oggi di ospedale unico è a dir poco anacronistico o forse sarebbe meglio dire ‘fuori dalla realtà’ e se a farlo sono il presidente di Regione Lombardia prima ed esponenti politici locali che sono anche e soprattutto medici la notizia lascia basiti” – continua – “come si può parlare di se e quando si farà un fantomatico ospedale unico se oggi l’unico ospedale che abbiamo non regge l’urto della pandemia, carenza di medici ormai cronica, reparti uniti, spostati tra Gallarate e Busto in un tetris che ormai ha mostrato tutti i limiti?».
Secondo la capogruppo, «quello di cui oggi tutti dobbiamo parlare è quando i nostri anziani saranno finalmente chiamati per il vaccino, quando i soggetti fragili che ancora brancolano nel buio cercando risposte nei reparti che li seguono e li trovano solo sconforto per la mancanza di informazioni mentre le altre ragioni accelerano. Se spostare l’attenzione sull’ospedale unico è solo un modo per distogliere l’attenzione dai veri problemi allora è un tentativo non riuscito” e conclude: “ricordo che quasi un anno fa abbiamo votato una mozione che chiedeva al Sindaco di farsi portavoce di una necessaria riforma del sistema sanitario Lombardo a partire dai territori. Stiamo ancora aspettando e ora persino Bertolaso in una recentissima dichiarazione ammette le criticità (e non può far finta che non sia così). Tutti i cittadini chiedono risposte e anche in fretta, noi le chiediamo al Sindaco per capire come stia collaborando con ASST e Regione».
Conclude gli interventi il segretario cittadino Paolo Pedotti, che ribadisce la posizione del circolo sull’ospedale unico: «la pandemia deve portarci in prospettiva a ripensare l’organizzazione della sanità e le politiche sanitarie regionali soprattutto, non si può più ragionare solo al risparmio su un settore come quello della salute dove i disservizi sono ormai frequenti ed evidenti a tutti anche in una Regione come la Lombardia” – continua – “in una cornice più ampia ben vengano anche gli investimenti nelle infrastrutture del territorio, per questo la nostra proposta di partire a ragionare dal potenziamento degli ospedali esistenti, anziché realizzarne uno nuovo in una delle poche aree verdi rimaste a nord della città, rimane quanto meno un’alternativa che Regione e Comuni dovrebbero considerare».
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