“Cara Cazzago: la vita vuole coraggio, per rispuntare dalle ceneri”
Contributo importante, di un personaggio noto (ha preferito firmarsi con le sole iniziali), che offre il suo sguardo: “Intorno è un mortorio, a Cazzago è successo un miracolo”

A Cazzago Brabbia da qualche tempo il dibattito è animato. Argomento di discussione il futuro del paese, lo “spirito” che per qualcuno rischia di essere perso, con in mezzo lo scontro tra tradizione e rinnovamento, due visioni che sembrano opposte nel piccolo centro affacciato sul lago di Varese.
Quello che pubblichiamo oggi è un contributo importante, di un personaggio noto (che ha preferito firmarsi con le sole iniziali), che offre il suo sguardo e dà la sua visione.
Miracolo a Cazzago
“…Combatteva, combatteva strenuamente ed era morto.”
Ma, tra la grande varietà di casi umani, si registrano anche fenomeni contrari. A Cazzago si aggirano dei vivi che si credono già morti: ma non piangete per loro, hanno solo perso la memoria.
Cazzago aveva un modello di esistenza simile a tutti gli altri paeselli del circondario basato sulla diffusa piccola agricoltura, una o due fabbriche sorgenti ed un artigianato povero, e in più degli altri Cazzago aveva la pesca.
Aveva una scuola elementare, un asilo infantile e un municipio.
Questi tre sono sopravvissuti.
La vita sociale, a parte la chiesa per i fedeli, si animava in tre osterie e un circolo del popolo detto “la cooperativa”.
Tutta quanta la popolazione maschile di Cazzago indiscriminatamente, adulti, vecchi e anche bambini gremiva questi ritrovi di sera e nei giorni festivi, stemperando il bisogno umano della compagnia. “L’uomo è un animale compagnevole”, Dante.
Alle donne era riservato il lavatoio e le varie botteghe, perché la lingua non è solo un organo dell’apparato digestivo.
Ora queste belle cose sono dappertutto scomparse.
La gente è in casa, la compagnia è la televisione.
Se passi per i paesini intorno a Cazzago la sera, hai l’impressione di attraversare un mortorio.
A Cazzago è successo il miracolo, un porticciolo unico per semplicità e bellezza ha dato lo spunto per rifare il modello antico di ritrovo per tutti.
La pista pedonale favorisce affluenze turistiche alle volte fastidiose per il troppo numero. Ma vivere comporta frequentare.
Questi vivi che si credono morti si aggirano per il paese come fantasmi e vorrebbero metter stanghe, abolire, chiudere chi è dentro, escludere gli altri che si trovano fuori.
E hanno nostalgie da ridere. Sognano della pesca che anch’essa non c’è più. Credono che è ancora viva e non si ricordano di averla vista morire, insieme a tutte le altre cose, nell’indifferenza di tutti.
Forza Cazzago!
EG
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