Il “Gran pignolo“ e la precoce indignazione per la Bomba

Il racconto di una giornata di protesta per l'esplosione del primo ordigno all'idrogeno, nel 1961, quando Mauro della Porta Raffo capeggiò una piccola rivolta civile composta da liceali...saltando così la versione di latino

Generica 2020

Così va il mondo di Mauro della Porta Raffo

Il 31 ottobre del 1961, martedì, avevamo versione in classe dall’italiano in latino.
Noi di terza del Liceo Scientifico Galileo Ferraris di Varese, intendo.
Lo so per certo.
Lo so perché il giorno precedente l’Unione Sovietica, in una esercitazione, aveva fatto esplodere la bomba all’idrogeno più grande di tutti i tempi (si seppe poi, di ben 58 megaton) e ovviamente la cosa era stata raccontata con grande clamore e preoccupazione alla Radio e in Televisione.
Arrivai a scuola con largo anticipo, ben sapendo cosa fare per evitare l’ostico impegno in aula.
Mano mano che i miei compagni (e non solo) si appressavano li facevo partecipi della mia indignazione e paura per quanto accaduto invitandoli a restare all’esterno dell’edificio e dicendo che era mia intenzione portarli davanti al Municipio per una pubblica manifestazione di protesta civile.
Qualunque fosse la ragione (e certamente non pochi aderirono con convinzione e non semplicemente per saltare qualche ora d’impegno) l’idea ebbe successo e verso le 8.30 demmo inizio in buon numero alla marcia di avvicinamento alla meta.
Fu così poco dopo le 9 di quel mattino fortunatamente non piovoso e poco freddo che cominciammo, io in testa, a berciare a buona voce sotto il balcone principale del Palazzo Estense.
Una ventina di minuti durante i quali qualcuno si affacciò a guardarci anche dalle finestre laterali e poi l’improvvisa, inaspettata apparizione nientemeno che del Sindaco, Lino Oldrini.
Con lui, un allora giovane Mario Ossola, credo già Assessore.
Autorevole Oldrini, altroché.
Condusse magnificamente lo spettacolo al quale già partecipava come spettatore e futuro relatore qualche cronista.
Ebbi, avemmo, la dovuta attenzione e, trascorso il tempo, volgemmo per tornare al Liceo.
Fu allora che Ossola mi si avvicinò e, presomi da parte, sorridendo, chiese la “vera” ragione “di tutto quel casino”.
I giochi erano fatti e tranquillamente confessai.
“Manigoldo”, fu la parola con la quale dandomi un colpetto sulla spalla mi congedò.
Missione compiuta e, non potevo certo saperlo allora, primo incontro col futuro grande Sindaco della Città con il quale collaborai dipoi a più riprese tra il 1968 e il 1974 nel ruolo assunto di Direttore della Azienda Autonoma di Soggiorno varesina.
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Pubblicato il 04 Giugno 2021
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