Metamorfosi Urbana: piazza Motta, il cuore medievale del borgo mercantile
La diciassettesima tappa della rubrica di Fausto Bonoldi si sposta in piazza Motta, che è stata per Varese, nei tempi più antichi, piazza mercato e piazza del Tribunale

Ogni lunedì, con una passeggiata virtuale, la rubrica “Metamorfosi urbana” vi racconta le trasformazioni che ha subito Varese negli ultimi cento anni, da quando cioè è diventata capoluogo di provincia. A firmarla è Fausto Bonoldi, storica firma del giornalismo varesino che su questo argomento, che tratta da anni nel gruppo Facebook La Varese Nascosta, ha scritto anche un libro, edito da Macchione, dal titolo “Cara Varese come sei cambiata“
Metamorfosi urbana, diciassettesima puntata: piazza Motta, il cuore medievale del borgo mercantile
Per quasi mille anni, dall’XI secolo, è stata la piazza del mercato di Varese e fino al XIII secolo anche la sede del “tribunale”, perché alla Motta, che significa rialzo del terreno, una volta alla settimana tenevano udienza i magistrati del Contado longobardo del Seprio, di cui Varese era la seconda “capitale” dopo Castelseprio. Senza contare che per secoli vi si è svolta l’annuale fiera dei cavalli che richiamava mercanti da mezza Europa.

Notevoli nell’ultimo secolo i cambiamenti nella piazza un tempo “foris portas”, la porta della Motta, demolita nella prima metà dell’Ottocento. E’ stato ricostruito, senza più i portici, l’edificio del falegname Bianchi mentre la chiesa di Sant’Antonio, centro della più frequentata sagra della città, conserva la facciata e la struttura dell’aula progettate nel 1593 da Giuseppe Bernasconi, che curò il rifacimento dell’originario edificio sacro della Confraternita di Sant’Antonio. Nel 1606 fu avviata la costruzione della cupola e nel 1619 l’erezione del campanile.

Sul lato opposto della piazza un tempo intitolata a Sant’Antonio è stato conservato il corpo centrale della casa rinascimentale, decorata da due meridiane, le più antiche di Varese, che servivano anche al mercato, avendo la funzione di fissare i prezzi delle merci dai quali, come oggi a Piazza Affari, si doveva ripartire nella “seduta” successiva.

La casa pare sia appartenuta nel Settecento alla famiglia Guanzati, anche se resta il dubbio che la Casa Guanzati fosse collocata nelle vicinanze, nella via Monte d’Oro poi intitolata a Giulio Bizzozero. Nella Cronaca di Varese dell’Adamollo si legge che il 3 febbraio del 1735, Antonio Francesco Guanzati morì all’età di 89 anni senza lasciare eredi; con il suo testamento, redatto dal notaio Carlo Francesco De-Cristoforis, aveva stabilito che la proprietà sarebbe passata alla Compagnia di Gesù alla condizione che vi aprisse una scuola entro tre anni.
Prima del termine, il 27 ottobre 1737, i Gesuiti inaugurarono due classi di grammatica tenute da due maestri, un sacerdote e un laico. L’insediamento dei preti del “papa nero” non fu però molto bene accolto alla Motta, al punto che ai Gesuiti fu negato l’uso della chiesa di Sant’Antonio per celebrare le loro funzioni, che invece fu loro concesso in San Giuseppe. Di qui e dal chiasso provocato dal mercato la decisione dei sacerdoti di trasferirsi, sei anni dopo, dalla piazza Sant’Antonio alla piazza Sant’Antonino (Carducci).

Nella parte di via Carrobbio che confina con la piazza sono state in parte conservate anche se ristrutturate le basse case in cui aveva sede l’Osteria delle Due Spade, gestita dalla famiglia Bianchi originaria della Rasa, l’esercizio più frequentato del mercato della Motta. L’edificio più moderno della piazza è la Casa Lonati, progettata nel 1931 dall’ingegner Antonino Mazzoni, uno dei più apprezzabili esempi dell’architettura civile del Ventennio.

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