Un anno fa la tragedia di Albizzate
Il 24 giugno del 2020 il cornicione degli immobili dell’ex cotonificio Bellora si staccò improvvisamente lungo tutta la via Marconi spegnendo all'istante le vite di una mamma e dei suoi due bambini
Il 24 giugno di un anno fa, a quattro giorni dall’inizio dell’estate, il paese di Albizzate provava a rialzarsi e ripartire come tutta le comunità piegate dal lockdown della prima ondata pandemica. A differenza di quanto accadde altrove, però, quel giorno di speranza finì poco dopo le 17.30 quando il cornicione degli immobili dell’ex cotonificio Bellora si staccò improvvisamente lungo tutta la via Marconi spegnendo all’istante le vite di una mamma e dei suoi due bambini: Fauzia Taoufiq, Soulaymane e Yaoucut.
Quel giorno si salvarono per miracolo il terzo figlio della donna, un bimbo di 9 anni, il sindaco di Albizzate Mirko Zorzo e i tanti lavoratori delle attività che si affacciano su quella via e che solo per puro caso in quel momento non si trovavano su quel marciapiede poi ricoperto dai pesanti calcinacci della copertura crollata.
Ad un anno di distanza il primo pensiero non può che correre a quel bambino e al suo papà, rimasti improvvisamente soli di fronte alla tragedia, sostenuti per fortuna dalla vicinanza che la comunità marocchina e dall’intero paese di Albizzate che hanno saputo dimostrare fin da subito e senza indugi il proprio sostegno.
Oggi si sono conclusi completamente i lavori di messa in sicurezza di quegli immobili su entrambi i lati della strada. La via è stata completamente riaperta e gli esercizi commerciali e produttivi che vi si affacciano hanno ripreso le proprie attività ad eccezione del ristorante Lo Sfizio che non è più riuscito a rialzare la serranda ed è rinato sotto altre forme a Gallarate e a Jerago con Orago.
A che punto è il processo
Il processo nei confronti delle due persone per le quali l’accusa ipotizza responsabilità nella tragedia è iniziato lo scorso 13 maggio, dopo una lunga indagine condotta dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Nadia Alessandra Calcaterra, ed è attualmente in fase di udienza preliminare. Sin dall’inizio l’inchiesta si è indirizzata verso il proprietario dello stabile, Antonino Giovanni Colombo, e il progettista Cesare Gallazzi. Per entrambi i capi di imputazione sono omicidio colposo e disastro colposo.
Il capannone dal quale si staccò il pesante cornicione di mattoni e cemento era stato edificato ex-novo negli anni ’90 per ospitare attività artigianali e terziarie in un’area occupata, in precedenza, da un cotonificio. Dalla perizia chiesta dal magistrato emerse che c’era un difetto strutturale di progettazione del cornicione. A questo si aggiunse il montaggio del condizionatore, che si era visto penzolare subito dopo il crollo, e il recente intervento di installazione dei pannelli fotovoltaici sul tetto della struttura che però non hanno influito sulle cause alla base del cedimento.
Secondo l’accusa, dunque, il crollo avvenne per per colpa, negligenza, imprudenza ed imperizia. All’interno del processo saranno vagliate le prove e le posizioni della difesa per arrivare a stabilire le responsabilità di quanto accaduto. Anche il Comune di Albizzate si è costituito parte civile.
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