La reazione del sindaco di Gallarate al rinvio a giudizio: “A processo per delle calunnie”
La reazione del primo cittadino Andrea Cassani alla notizia del rinvio a giudizio nell'ambito del processo "Mensa dei Poveri"
Il sindaco di Gallarate Andrea Cassani è rimasto sorpreso dalla decisione del giudice per l’udienza preliminare Natalia Imarisio che questa mattina l’ha rinviato a giudizio insieme agli altri circa 60 imputati che hanno scelto il dibattimento nell’ambito del processo denominato “Mensa dei Poveri”: «A giudicare dalla rapidità con cui il giudice ha rinviato a giudizio tutti gli imputati mi viene da pensare che non abbia approfondito le memorie difensive dei legali. Non nascondo il fastidio di un rinvio a giudizio per fatti che non ho commesso, come dimostrano i tre anni di indagini minuziose condotte dalla Procura di Milano».
Cassani, convinto della sua totale estraneità ai fatti, specifica: «Non c’è un’intercettazione di alcun tipo o un’ attività investigativa di qualsiasi genere che dimostri il collegamento con i fatti che mi vengono contestati. Anzi nell’ordinanza di chiusura delle indagini c’è scritto come il mio operato fosse un ostacolo al sodalizio criminale che cercava escamotage per bypassare le mie resistenze».
Il sindaco gallaratese, che si è anche ricandidato per un secondo mandato e sta per affrontare una campagna elettorale che verterà anche sui temi giudiziari, lancia una frecciata a chi lo accusa (l’ex-coordinatore cittadino di Forza Italia Alberto Bilardo): «Qualcuno ha cercato di calunniarmi e senza alcun tipo di prova un pm chiede il rinvio a giudizio e il giudice glielo concede».
La chiusura del primo cittadino gallaratese è battagliera: «Andrò a processo e dirò che il sottoscritto non ha fatto nulla e ne ha le prove. Dispiace che a due anni di distanza da quella calunnia sono ancora qui in ballo e non mi è stato concesso ancora di arrivare davanti ad un giudice per dire la mia».
I fatti che riguardano Andrea Cassani nel processo Mensa dei Poveri
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