Il Pd, partito del lavoro e dei territori

Un dibattito sullo stato del Partito democratico alla festa dell'Unità alla Schiranna. Sul palco insieme ad Alice Bernardoni, il senatore Alessandro Alfieri e il vice segretario nazionale Giuseppe Provenzano

Generiche

Un momento di autocoscienza e dibattito politico sul Pd. La platea della festa dell’Unità alla Schiranna si è via via riempita di persone, militanti, amministratori.

“Stasera parliamo di noi stessi per conoscere dagli iscritti quali sono i temi centrali per il Paese”. Una serata tutta dedicata al partito, aperta dal segretario Provinciale Giovanni Corbo e condotta da Alice Bernardoni. Sul palco il senatore Alessandro Alfieri e Giuseppe Provenzano.

“Il Pd – esordisce il vice segretario nazionale – è un patrimonio dell’Italia e siamo l’unico partito che ha una comunità politica. Sappiamo rialzarci anche dopo le sconfitte o le difficoltà come le dimissioni del segretario Zingaretti. Dobbiamo ripartire da dove abbiamo consumato la rottura negli anni passati. La frattura più pesante è stata con il mondo del lavoro. Abbiamo perso una capacità di rappresentanza e abbiamo permesso diverse azioni come la precarizzazione dei giovani. Da questa stagione di investimenti dobbiamo creare occasioni di lavoro. Dobbiamo essere il partito del lavoro e non solo dei dipendenti. Un lavoro di qualità e con retribuzioni giuste. Dobbiamo costruire una unità nel mondo del lavoro la cui controparte sono le varie multinazionali che non si fanno carico delle corrette condizioni e della qualità della vita. Il nostro punto di vista deve partire da chi lavora e manda avanti la società”.

Alessandro Alfieri è di casa alla festa della Schiranna. La sua riflessione è un po’ diversa dal collega.
“Con Peppe ci sono più punti di sintesi che di divergenza e ci troviamo a discutere insieme. Il Pd negli anni scorsi ha fatto un errore nel magnificare la globalizzazione. In realtà questa può spaccarti la vita con fenomeni economici che non guardano in faccia nessuno. Lo  vediamo anche di questi tempi. Ci sono fondi che acquisiscono aziende e dopo poco licenziano e chiudono. Poi è arrivata l’immigrazione, un fenomeno complesso e su cui populisti e sovranisti hanno soffiato alimentando le paure. Alle ansie delle persone non abbiamo saputo rispondere e siamo rimasti spiazzati. Renzi pensava che la risposta fosse nella disintermediazioni ma con processi decisionali presi dall’alto. Nel 2018 si respirava rancore contro di noi. Dobbiamo fare i conti con i nostri errori. Oggi il Pd deve rassicurare e accompagnare il ceto medio ad uscire dalla crisi”.

Un momento importante e nodale si svilupperà in autunno quando partiranno le agorà democratiche con spazi di discussione per tutti i cittadini anche se non iscritti. Da questi luoghi fisici e virtuali potranno nascere proposte di vario genere.

“Potrà nascere anche un nuovo partito democratico – ha affermato Provenzano – Quello che ci è mancata finora è l’identità. Noi l’abbiamo appannata anche per la paura del confronto. La sfida delle agorà è semplice. C’è desiderio di tornare alla vita. Questo può prendere una via individualista oppure una legata alle comunità. Dobbiamo prenderci cura dei legami sociali. La partecipazione popolare è ricca, ma serve qualcuno che se ne prenda cura e noi dobbiamo intercettare questa esigenza. Il tema non è solo chi rappresenti ma anche come. Non possiamo pensare di dare rappresentanza a chi pensiamo che siano perdenti. Noi abbiamo bisogno di loro e con loro cambieremo il Paese. La politica sta tornando e ha bisogno di partecipazione popolare e democratica”.

Le agorà sono come i meet up del M5S? Chiede la Bernardoni ad Alfieri.
“La stragrande maggioranza delle persone non parteciperebbe a iniziative come questa nostra di stasera. I modi oggi sono tanti e vanno rispettati. La politica non è solo militanza ci sono tanti modi di dare una mano alla comunità politica. Il tema della democrazia diretta è serio ma è difficile da praticare in una società complessa. Ma la democrazia rappresentativa da sola non funziona più, deve cambiare perché c’è bisogno di mantenere legami con i territori. Vanno costruiti modelli di comunicazione per ascoltare i cittadini e non solo i nostri. Le agorà sono una occasione importante per rivitalizzare la nostra comunità. Dobbiamo discutere liberamente dei contenuti che potranno partire dal basso e via via crescere ed essere recepiti a livello nazionale”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Luglio 2021
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