Percorre chilometri sui cerchioni: la macchina prende fuoco fra Gemonio e Azzio
Il fatto nella notte lungo la strada di campagna che collega la parte “alta“ della Valcuvia. Il veicolo rimosso all'alba

Da lontano, di colore scuro, sembrava parcheggiata a bordo strada: qualche cercatore di funghi o boscaiolo che avrà lasciato la macchina poco prima della cappelletta che si incontra sulla strada provinciale fra Gemonio e Azzio, quella che collega la parte “alta” della Valcuvia.
Avvicinandosi poco dopo l’alba quell’oggetto via via appariva per quel che era: un veicolo reso irriconoscibile dalle fiamme di cui ora è rimasta a bordo strada, a testimonianza dell’accaduto e come fosse una sorta di “firma”, una chiazza nera e odorosa di bruciato, frutto del rogo reso ricco da quanto di combustibile si trova in un’auto: interni, vernici, plastiche e copertoni.
Anzi, quello che rimaneva, dei copertoni, dal momento che una prima ricostruzione di quanto avvenuto l’hanno in mano in via del tutto ufficiosa i carabinieri di Cuvio.
Sembra, infatti, che a causare l’incendio della macchina sia stato un insolito caso di autocombustione prodotta dallo sfregamento dei cerchioni con la parte del battistrada di una gomma completamente sgonfia
Un fatto insolito ma che può accadere se chi è alla guida non si accorge che qualcosa nella tenuta della strada non va, e invece di accostare riprende la marcia, magari a velocità sostenuta.

Proprio quanto accaduto al ventenne al volante che nel cuore della notte ha dovuto arrestare la sua auto nei pressi del piccolo edificio utilizzato come set cinematografico in una esilarante pellicola a episodi del 1978 – “Io tigro tu tigri egli tigra” – , con Renato Pozzetto che da queste parti ancora oggi è di casa.
In questo film, nella la piccola costruzione religiosa trovava posto nientemeno che un’officina di “Elaborazione motocarri” (nella foto sopra, un frame del film): smontato il set, restano oggi i lumini votivi e le immagini sacre a vegliare su chi transita da quella strada.
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