Da Varese l’appello al Governo: “Difficile aiutare i profughi Ucraini se le direttive sono lente e le risorse insufficienti”

Conversazione con l'assessore ai servizi sociali del comune di Varese Roberto Molinari, che, a margine del racconto sugli aiuti delle istituzioni del capoluogo ai profughi fa il punto della situazione

roberto molinari

La lentezza della burocrazia italiana non aiuta specialmente in occasioni come quella che è emersa con lo scoppio della guerra in Ucraina. In questo momento gli aiuti istituzionali arrivano alla spicciolata oppure grazie a scatti di fantasia, più facili nei comuni piccoli che in quelli più grandi. Abbiamo provato a chiedere come andava su questo fronte a Varese, che con Busto Arsizio è la città più grande della provincia.

«Innanzitutto, fin dai primi giorni di guerra abbiamo messo insieme davanti a un tavolo le associazioni più grandi  per capire meglio come potevano collaborare: la chiesa varesina, la protezione civile, la cooperativa Ballafon, la Croce Rossa, Caritas –  spiega Roberto Molinari, assessore ai Servizi Sociali di Varese (nella foto) – Abbiamo chiesto loro innanzitutto se era il caso di avviare campagne per mandare o no generi alimentari o altro, e Croce Rossa e Caritas ci hanno detto che la loro organizzazione non prevedeva di inviare nulla al momento, ma prioritariamente solo raccolta economica per i campi profughi».

Nel frattempo: «Cerchiamo di organizzarci: abbiamo fatto un appello per chiedere disponibilità all’ospitalità in appartamenti in città, aprendo un indirizzo mail (ucraina@comune.varese.it, ndr). Abbiamo avuto un notevole risultato: fino alla fine della settimana 60 proposte, di cui una ventina fuori comune. Questa messa a disposizione viene ovviamente verificata: prima con una serie di domande (Se è un appartamento o una stanza, che mobili ci sono, se è si è disponibili a pagare le utenze e per quanto tempo) e  poi con il passaggio del messo comunale per verificare».

Questo lavoro preliminare è in vista non tanto di ciò che avviene ora, ma di quanto avverrà in futuro: «Noi prevediamo un aumento dell’arrivo dei profughi. Fino ad adesso chi è venuto qui aveva chi li sistemava: raggiungevano la nostra città perchè qui avevano amici o parenti – continua l’assessore – D’ora in poi invece cominceranno a venire quelli che scappano ma non sanno dove andare, e per quell’epoca dobbiamo essere organizzati: per questa ragione siamo convinti che il sistema dei Cas debba funzionare a pieno regime fin d’ora, cosi come sarebbe importante riconoscere una sorta di rimborso al proprietario per quello che fa per ospitare. Per questo confidiamo in quello che sarà scritto nel decreto e nelle norme attuative. Nel frattempo alcuni interventi sono stati fatti con appartamenti del comune, e altri in collaborazione con la Caritas, che ospita già una serie di persone. Inoltre, in collaborazione con il volontariato, si è partiti con il sostegno alimentare, attraverso le organizzazioni che si adoperano sul tema: in primis il Banco Alimentare, Tutela alla persona, Anna Sofia e la stessa Caritas».

Intanto, il comune fa da “sponda” alla Questura, che si occupa della registrazione della presenza in città dei profughi, e alle autorità sanitarie cui spetta organizzare i tamponi di arrivo e fornire una tessera temporanea.  «Chi arriva qui deve rivolgersi alla Questura innanzitutto per la registrazione che viene fatta via email – sottolinea Molinari – Dai nostri servizi sociali sono passate comunque ad oggi 113 persone a cui abbiamo dato le prime indicazioni e aiutato a compilare la mail, e poi dare la comunicazione ad ATS per avere appuntamento con i tamponi. Poi se ci sono minori in età scolare consigliamo anche un percorso scolastico, che possono fare nelle nostre scuole e di cui si prendono carico i servizi educativi».

A chi non sa a chi rivolgersi per le diverse incombenze: «Il suggerimento è ricorrere ai servizi sociali» Le istruzioni per i primi passi però si trovano innanzitutto sul sito del Comune di Varese.

«Quello che facciamo noi, però, è solo un lavoro di supporto: non abbiamo competenze dirette – sottolinea l’assessore –  In questo contesto, il coordinamento con la Prefettura e con la Questura è importante e la collaborazione è positiva. In compenso, auspico un intervento maggiore da parte del Governo e della Regione, in modo da rispondere in maniera pronta agli arrivi previsti nel prossimo futuro».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Marzo 2022
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