Quando Enrico Cuccia era un giovane ospite di villa Toeplitz a Varese

Quello che diventerà uno dei più potenti uomini d'Italia è immortalato nel film che racconta il matrimonio a villa Toeplitz nel 1932, riportato alla luce dall'associazione La Varese Nascosta

Enrico Cuccia

Quello che si vedrà al MIV il 14 maggio, grazie al lavoro di recupero dell’associazione La Varese Nascosta, sarà uno straordinario documento che racconta con un film di 12 minuti uno dei grandi eventi che hanno costellato la vita di villa Toeplitz, il matrimonio tra Federico Consolo  e Enrichetta “Rysia” Toeplitz, non solo per quello che mostrerà della villa e delle abitudini dell’epoca, ma anche per l’importanza degli invitati che vi sono immortalati.

Il film che verrà proiettato al MIV è stato realizzato come dono di nozze del cugino della sposa, Ludovico Topelitz, figlio di Giuseppe, il proprietario della Villa che era direttore di una casa cinematografica di Roma, la Cines.

Giuseppe Toeplitz, che ha ospitato la cerimonia, era un banchiere polacco naturalizzato italiano diventato Consigliere Delegato della potentissima banca Commerciale Italiana, fondata nel 1894. Federico Consolo, lo sposo, era il figlio del direttore della filiale londinese della banca, aperta nel 1918, l’economista Enrico Consolo. Con lui erano anche presenti tra gli altri  Ettore Conti storico presidente Comit, Angelo Sraffa, professore della Bocconi e padre di Piero Sraffa,  e la signora Polo, cognata di Arturo Toscanini.

Ma quello che sarebbe diventato il vip più vip di tutti è nelle immagini solo un ragazzo di belle speranze, giovane e ambizioso bancario a Londra a quell’epoca, destinato però a raccogliere le sorti dell’intero sistema bancario italiano: Enrico Cuccia. «In realtà non era chiaro fin da subito che ci fosse, semplicemente guardando mi sono reso conto di questa figura che, malgrado fosse un ragazzo, aveva già la postura con le mani dietro la schiena che lo rese famoso decenni dopo – spiega Paolo Musajo Somma, che ha ritrovato il prezioso documento nell’archivio della Cineteca Italiana – ho fatto qualche ricerca in più, che ha collocato Cuccia in quegli anni a Londra, e anche grazie ai riscontri fotografici ho potuto avere conferma che è proprio lui».

Enrico Cuccia
La tipica postura di Enrico Cuccia, ritratto diversi anni dopo

ENRICO CUCCIA, CHE HA INCARNATO LA FINANZA ITALIANA PER DECENNI

Enrico Cuccia, classe 1907, era a Londra in quegli anni  come giovane neo assunto in Banca d’Italia: prese infatti servizio nella filiale londinese nel 1931 in prova, e poi fu assunto definitivamente nel 1932.

Ma Cuccia è diventato presto una delle figure più potenti della Finanza Italiana: già nel 1934 fu distaccato all’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Italiana, e nel 1939 fu inviato in Etiopia come delegato del Sottosegretariato per gli scambi e le valute per risolvere una delicatissima faccenda di traffici illeciti di valuta locale, questione che risolse brillantemente. In seguito, lavorò con la Banca Commerciale Italiana sotto la direzione di Raffaele Mattioli.

Dal 1944 Enrico Cuccia seguì la vicenda di Mediobanca, quando Mattioli propose un “ente specializzato per i cosiddetti finanziamenti a medio termine”: nel 1946 ne diventò il direttore generale. della nuova società Mediobanca, posseduta da Credito Italiano, Comit e Banco di Roma. Nel 1949 fu nominato amministratore della società che divenne ben presto il centro del mondo finanziario e politico italiano, occupandosi di tutte le principali transazioni economico-finanziarie  del paese. Nel 1982, Cuccia lasciò la carica di direttore generale, restando però nel CDA fino al 1988 quando fu nominato presidente onorario.

Partigiano e forse anche massone (anche se non lo confermò mai), uomo di cultura eccezionale e di straordinarie capacità, fu una figura contrastatissima, come tutti i veri potenti della storia. Morì nel 2000, e la sua salma è nel cimitero di Meina, sulla sponda piemontese del lago Maggiore, dove possedeva una villa.

Jozef Leopold Toeplitz, il banchiere che amava Varese, i classici e le piante

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Aprile 2022
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