La domanda di Draghi: “Preferiamo la pace o il gas?”
Con il precipitare della guerra per il Premier Mario Draghi ci sono due domande da porsi: "Il prezzo del gas può essere scambiato con la pace? Preferiamo la pace o star tranquilli con termosifoni accesi o aria condizionata per tutta l'estate?"
Al momento è solo un’ipotesi, quella della chiusura dei rubinetti del gas. Ma per il Premier Mario Draghi ci sono due domande che bisogna porsi: «Il prezzo del gas può essere scambiato con la pace? Preferiamo la pace o star tranquilli con termosifoni accesi o aria condizionata per tutta l’estate?».
Domande che hanno alla base un ragionamento più profondo e cioè quel flusso di 1 miliardo di euro al giorno che l’Europa invia alla Russia in cambio del suo gas.
«Quanto più diventa orrenda questa guerra -dice Draghi- tanto più tutti i paesi alleati si chiedono in assenza di una nostra partecipazione alla guerra che cosa possiamo fare per indebolire la Russia, per farla smettere e per permettere all’Ucraina di sedersi ad un tavolo di pace da nazione autonoma, sovrana e non serva». Da qui il ragionamento sul gas che però, al momento, «non è in discussione».
In ogni caso il Governo si sta preparando anche allo scenario peggiore e «se dovessero cessare le forniture oggi fino al tardo ottobre siamo coperti con le nostre riserve e da varie altre produzioni, quindi le conseguenze non le vedremmo fino all’autunno».
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