“Anch’io ho perso mio figlio su quel maledetto ponte. Mettiamolo in sicurezza”

Dopo la lettera della signora Marzia, ha scritto alla redazione il papà di un altro giovane che si è tolto la vita gettandosi dal ponte di Cairate

ponte di cairate

La proposta della signora Marzia, di mettere delle barriere salvavita sul ponte di Cairate, teatro di molti suicidi, ha aiutato altri genitori che hanno vissuto la stessa tragedia, a esprimersi su questo punto. Alla redazione è arrivata una seconda lettera, scritta dal padre di un giovane di 24 anni, che, nel gennaio di quest’anno, ha deciso di togliersi la vita gettandosi da quel ponte. Ha chiesto di mantenere l’anonimato.

Buongiorno,

sono il papà di un giovane che a soli 24 anni nella notte tra il 15 ed il 16 gennaio 2022 ha deciso di togliersi la vita gettandosi dal Ponte di Cairate. Ho letto la lettera della sig.ra Marzia mamma del suo povero Andrea e mi sono deciso dopo mesi a scrivere anch’io.
Contrariamente a lei, io non ho scritto a sindaci, non ho interessato uffici regionali o provinciali sicuro che nell’abituale rimpallo di responsabilità tra organismi politici centrali e locali nulla sarebbe cambiato. Il ponte da anni purtroppo rappresenta per chi ha deciso di farla finita con l’esistenza un banale e troppo facile mezzo. È evidente a chiunque, pur anche dotato di media intelligenza magari, che se esiste in un individuo la volontà di “farla finita” lo stesso la persegue in ogni modo fino a giungere al soddisfacimento di questa volontà in mille modi possibili e diversi, ma è altresì vero che rendendo quanto meno più difficile l’approccio ad un “mezzo” così facile per togliersi la vita, almeno per chi decide di farlo nell’immediatezza di questa zona e magari in un momento di subitanea disperazione, rendere più complicato l’accesso al ponte potrebbe far guadagnare quel tempo, quei minuti, quegli attimi che potrebbero servire per un ripensamento, per un’ulteriore determinazione in relazione al proposito di farla finita.
Io ho 58 anni, mio figlio ne aveva 24. La mia vita è distrutta, così come lo sono quella dell’altro mio figlio, della mia ex compagna e madre di mio figlio, e quella della mia attuale compagna. Tutto è diverso, tutto è cambiato non solo nelle piccole cose di ogni giorno ma nella nostra osservazione globale dell’esistenza. Il trauma lo choc di quanto capitato non potrà mai essere in qualche modo sanato, mio figlio si è ucciso per un insieme di ragioni legate alla sua insoddisfazione, alla sua mancata realizzazione esistenziale, non si è dato altre possibilità. Questo è stato e sarà per sempre il nostro cruccio, il nostro Male. Ma se in qualche modo, rendendo più complicato l’accesso a quel ponte ci fosse anche solo una possibilità, una remota possibilità, di contribuire a salvare o a tentare di salvare la vita di una persona, magari proprio un giovane, ecco se alzando quelle barriere questo non mi restituirebbe mio figlio, o se anche non dovesse bastare a far recedere qualcuno dalla volontà di farla finita con la vita , di certo però potrebbe almeno rendere consapevole questa comunità di aver tentato, seppur in maniera insufficiente e parziale, di fare di tutto per salvare quelle vite.
È la prima volta che scrivo di questo e per questo, il mio, il nostro naturale riserbo è sempre stato grande su questa dolorosa vicenda ma oggi anche grazie alla lettera della Sig.ra Marzia sento forte la necessità di parlare, di esprimere con la richiesta di un intervento strutturale di sicurezza su quel ponte da parte delle Autorità competenti, tutto il mio dolore e la vicinanza alle famiglie di coloro che come me hanno subito un tale dolore e nell’occasione vorrei lanciare anche la proposta della formazione di un comitato o di un’associazione cittadina o di zona formata dai familiari delle vittime, ma non solo, per muoversi a livello Istituzionale e chiedere formalmente un intervento per la messa in sicurezza di quel tristissimo, maledetto ponte.

“Il mio Andrea s’è buttato da quel ponte. Alzate le barriere salvavita”

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Maggio 2022
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