Il blitz del 1977: le acque putride del lago di Varese finirono nella fontana di piazza Monte Grappa

Nel 1977 il professor Salvatore Furia e alcuni suoi allievi prelevarono l'acqua maleodorante del lago e la scaricarono nella fontana per sensibilizzare i varesini sulla questione ambientale

Fontana piazza Repubblica Varese

La notizia che il lago di Varese tornerà a breve ad essere balneabile avrebbe fatto molto piacere a Salvatore Furia, padre del Centro geofisico prealpino, che per sensibilizzare i varesini sul pessimo stato di salute dello specchio d’acqua organizzò un’azione eclatante, proprio come fanno oggi gli attivisti di Greenpeace.
Correva l’anno 1977 e sul lago di Varese, già messo a dura prova dalla proliferazione di alghe dovuta agli scarichi e alla presenza massiccia di fosforo, si doveva tenere una competizione di motonautica. Il classico colpo di grazia per un ecosistema che dava segnali evidenti di fragilità. I pescatori avevano infatti notato il comportamento anomalo di alcuni pesci, tra i quali il persico, che abbandonavano le acque profonde per cercare scampo a riva, «quasi a volersi suicidare».

Ebbene, il professor Furia, apprendendo la notizia della manifestazione sportiva, decise di agire. E così insieme ad alcuni suoi allievi prelevò le acque putride del lago con un’autobotte usata per gli spurghi dei pozzi neri e riversò il carico maleodorante nella grande vasca della fontana di piazza Monte Grappa nel cuore della città.
Non era solo una provocazione per risvegliare la coscienza ambientalista dei suoi concittadini, ma un gesto che voleva attivare una reazione positiva. L’olezzo nel salotto buono della città e soprattutto l’autorevolezza del professore scatenarono una reazione: quasi 50mila persone sottoscrissero la petizione per completare l’opera di salvataggio del lago. In particolare, vennero ultimati il collettore e il depuratore di Bardello che, negli anni, hanno contribuito ad abbattere le immissioni di fosforo.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 22 Giugno 2022
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