Sull’omicidio suicidio di Vanzaghello si indaga sul movente
I militari stanno ascoltando amici e parenti delle due vittime per ricostruire i motivi della tragedia. Determinante l'analisi dei cellulari

Se la dinamica di un omicidio conclusosi con un colpo di pistola alla tempia mentre l’uomo dormiva, e della successiva precipitazione della donna dal secondo piano preceduta da un colpo di revolver rivolto verso se stessa risulta oramai acclarata, molto meno chiari sono i contorni in cui la vicenda è maturata e quindi il movente che sabato nel pomeriggio ha spento due vite a Vanzaghello, comune dell’hinterland Milanese al confine col Varesotto.
Se dunque l’ipotesi più accreditata è che Daniela Randazzo, 57 anni, di Busto Arsizio, ha sparato ha sparato alla tempia di Franco Deidda, 62 anni, nel suo appartamento, saranno due elementi a poter portare i carabinieri del reparto investigativo di Milano e i colleghi di Legano a trovare le motivazioni di questo gesto: si tratta delle sommarie informazioni testimoniali raccolte nel corso del fine settimana ma soprattutto delle ricostruzioni offerte da amici e parenti circa il valore dei legami fra i due.
Secondo quanto riporta l’Ansa i due si frequentavano, ma senza che la famiglia di lei, marito e figli di Busto Arsizio, ne sapessero nulla. Deidda, separato, istruttore di tiro, si era trasferito nel milanese da Genova circa un anno fa. Quando sia iniziato il rapporto con la donna che lo ha ucciso, è ancora al vaglio degli inquirenti.
L’altro elemento utile, complementare con quanto raccolto nella cerchia dei due, è la copia forense dei cellulari dalla quale potrebbero emergere video, foto e messaggi nella catene di chat su whatsapp o altra messaggistica instantanea che potrebbe chiudere il cerchio sull’omicidio – suicidio.
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